Petizione sulla mala gestione dei fondi in Libia: Il Parlamento UE accoglie le richieste di ARCI, ASGI e GLAN

La Commissione Europea sarà tenuta ad aggiornare e trasmettere il rapporto di monitoraggio periodico del programma, nonché a inviare le informazioni della petizione alla Corte dei Conti Europea  per inserirle nel rapporto speciale di valutazione sul Fondo fiduciario per l’Africa. 

La Commissione per le Petizioni del Parlamento europeo, nella seduta di ieri 1° settembre 2021, ha discusso la petizione presentata da ARCI, ASGI e GLAN,  sulla distorsione e cattiva gestione dei fondi per lo sviluppo usati per equipaggiare e formare le c.d. guardie costiere libiche e fermare i migranti nel Mediterraneo centrale. 

Da anni, l’UE e l’Italia sono impegnate in un costante supporto materiale alle autorità libiche, di fatto concorrendo ai drammatici abusi che vengono perpetrati all’interno di uno dei  più famigerati sistemi di detenzione al mondo. Gli effetti di queste politiche sono evidenti, ultimo episodio quello di luglio 2021, quando una motovedetta guidata dalla guardia costiera libica, motovedetta donata dall’Italia ed equipaggiata con fondi italiani e europei, ha sparato a un barcone con a bordo dei migranti in fuga verso l’Europa.  

La Petizione  è un ulteriore sforzo delle tre organizzazioni volto a denunciare la complicità dell’UE nei respingimenti illegali verso la Libia attraverso il programma “Sostegno alla gestione integrata delle frontiere e della migrazione in Libia” – finanziato dal Fondo Fiduciario EU per l’Africa e attuato dall’Italia – e prende le mosse dall’esposto alla Corte dei Conti dell’UE (ECA) presentato dalle stesse organizzazioni ad Aprile 2020.  

Con il programma di gestione delle frontiere in Libia contestato nell’esposto e nella Petizione, l’Unione ha allocato sino ad ora 42.2 ml di euro provenienti dal Fondo Fiduciario Europeo per l’Africa, più altri 15 previsti sino al 2024. Con questo programma si abusa dei fondi europei per lo sviluppo al fine di equipaggiare, addestrare e assistere tecnicamente le attività di controllo delle frontiere, senza alcuna delle necessarie salvaguardie dei diritti umani, monitoraggio e revisione richieste dai regolamenti finanziari dell’UE e dalla normativa internazionale sui diritti umani.

Nella seduta che si è svolta ieri, abbiamo chiesto alla Commissione PETI di tenere aperta la petizione sino a che il Parlamento europeo non otterrà garanzie che il programma sia attuato nel rispetto della normativa UE, in primis in un’ottica di tutela dei diritti delle persone migranti. Aspetti che sono stati sottolineati dai membri  dei gruppi S&D e Verdi/EFA, e in particolare gli interventi di Agius Saliba (S&D), Zdanoka (Verdi) e Evi (Verdi/EFA). 

La presidente della Commissione PETI ha accolto le nostre richieste, decidendo di tenere aperta la petizione e di chiedere alla Commissione Europea di aggiornare e inviare il rapporto di monitoraggio periodico del programma, nonché di inviare le informazioni della petizione all’ECA per inserirle nel rapporto speciale di valutazione sul Fondo fiduciario per l’Africa. 

Un risultato positivo nel nostro percorso, che ci spinge a continuare il  lavoro congiunto sino a che non le autorità dell’UE e nazionali non metteranno fine alla complicità italiana ed europea sui respingimenti operati dalle autorità libiche e sul confinamento delle persone in transito nell’infernale sistema di detenzione libico. 

Lo strumento della Petizione

Testo tratto dal sito del Parlamento Europeo.

Dall’entrata in vigore del trattato di Maastricht, qualsiasi cittadino dell’Unione europea e ogni persona fisica o giuridica che risieda negli Stati membri ha il diritto di presentare una petizione al Parlamento europeo sotto forma di denuncia o richiesta su una materia che rientra nel campo di attività dell’Unione. Le petizioni sono esaminate dalla commissione per le petizioni del Parlamento europeo, che ne stabilisce la ricevibilità ed è incaricata del loro trattamento.

A seconda delle circostanze, la commissione per le petizioni può adottare una o più delle seguenti azioni:

  • chiedere alla Commissione europea di effettuare un esame preliminare della petizione e fornire informazioni sulla sua conformità con la pertinente legislazione dell’UE;
  • trasmettere la petizione ad altre commissioni del Parlamento per informazione o per ulteriori azioni (una commissione può, ad esempio, fornire un parere alla commissione per le petizioni, discutere o prendere in considerazione una petizione nella sua attività legislativa, politica o di controllo);
  • se la petizione riguarda un caso specifico che esige un esame individuale, la commissione può mettersi in contatto con le istituzioni o le autorità competenti o intervenire tramite la rappresentanza permanente dello Stato membro interessato per trovare una soluzione;
  • adottare ogni altra misura ritenuta appropriata per cercare di risolvere la questione o fornire una risposta adeguata alla petizione.

La commissione decide altresì se iscrivere le petizioni nell’ordine del giorno di una sua riunione. In tal caso, sono invitati il firmatario, la Commissione e i rappresentanti degli Stati membri. Nel corso della riunione, i firmatari, se lo desiderano, presentano la loro petizione, la Commissione prende posizione oralmente e illustra la risposta scritta alle questioni sollevate nella petizione e i rappresentanti degli Stati membri interessati possono essere invitati a intervenite. I membri della commissione per le petizioni hanno quindi la possibilità di scambiare opinioni sulle questioni sollevate nel corso del dibattito e di proporre ulteriori azioni.

In casi specifici, la Commissione può decidere di organizzare un’audizione o un seminario, condurre una missione di informazione nel paese o nella regione interessati, approvare una relazione di missione che contiene le sue osservazioni e raccomandazioni oppure preparare e presentare una relazione completa o una breve proposta di risoluzione che sarà votata dal Parlamento in Aula. Può inoltre decidere di rivolgere interrogazioni orali alla Commissione e/o al Consiglio e di procedere a un dibattito in aula.

Se la petizione riguarda una questione d’interesse generale che rivela il recepimento o l’applicazione non corretti del diritto dell’Unione, ciò può indurre la Commissione a prendere provvedimenti nei confronti dello Stato membro in questione, anche attraverso un procedimento d’infrazione.

Photo by Christian Lue on Unsplash