Ucraina, il Governo agevoli il riconoscimento dei diritti sociali fondamentali in Italia a chi fugge

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La guerra scatenata sul territorio dell’Ucraina porta nuovamente in Europa barbarie e terrore e pone a rischio la pace, la libertà e la sicurezza di moltitudini di uomini e donne.

Avremmo sperato che, dopo i sanguinosi avvenimenti che hanno coinvolto i Balcani e l’area della ex Jugoslavia, le cui conseguenze sull’attualità stentano ancora ad essere riconosciute, nonché memori della catastrofe determinata dalla seconda guerra mondiale, le retoriche militari fossero abbandonate dal discorso politico e le prassi militari bandite dall’orizzonte delle possibilità di azione dei governi e dei popoli.

Auspichiamo che la saggezza scolpita nell’art. 11 della Costituzione italiana ed il ripudio della guerra costituiscano l’unica linea di indirizzo nell’ambito della quale il governo italiano voglia muovere la propria iniziativa e, dunque, che si fornisca tutto il supporto necessario alle popolazioni colpite dal conflitto senza tuttavia avvalorare alcuna forma di intervento sia pure indiretto alla guerra in corso.

In questo ambito riteniamo che sia compito del governo italiano – diversamente da quanto non fatto in recenti emergenze verificatesi in altri Paesi (Afghanistan, ad esempio) – attivare tutti i canali a propria disposizione per garantire l’implementazione da parte dell’Unione europea della Direttiva 2001/55/Ce in favore delle persone che fuggono dal conflitto, nonché assicurare le misure di protezione internazionale in favore delle stesse, anche qualora fuggano perché rifiutano la partecipazione alla guerra per motivi politici, etici, religiosi. Ovvero che, senza pregiudizio per le domande di asilo eventualmente presentate o da presentarsi, sia emanato un d.p.c.m. ai sensi dell’art. 20 d.lgs. 286/98 che garantisca quantomeno i diritti sociali fondamentali quali il diritto di esercitare un’attività lavorativa, di partecipare a programmi di formazione ed istruzione, ad ottenere un’abitazione adeguata, a ricevere (qualora non dispongano delle risorse necessarie) contributi di assistenza sociale che ne permettano il sostentamento dignitoso ed adeguate cure mediche, il diritto dei minori di 18 anni di età di accedere al sistema educativo ed a tutti i diritti individuali e sociali in condizioni di parità con i minori italiani. 

In considerazione dell’elevato numero di cittadini ucraini presenti in Italia, soprattutto donne, deve essere impegno del governo italiano, altresì, quello di agevolare il diritto al ricongiungimento familiare con propri parenti, anche oltre i limiti soggettivi ed oggettivi attualmente posti dalla normativa italiana e con semplificazione delle relative prassi amministrative.

Il Consiglio direttivo della Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione

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