Respingimenti collettivi e tutele dei diritti fondamentali alla luce delle recenti decisioni della Corte EDU

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Ampliare il concetto di condotta colpevole riduce le possibilità di tutela giuridica e aumenta il rischio di respingimenti di massa. Un approfondimento alla luce della decisione della CEDU.

​​Il 6 aprile 2022, la Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU), con la decisione A.A. e altri contro Macedonia del Nord è tornata a pronunciarsi relativamente ad un caso di respingimento al confine terrestre, confermando e in qualche misura ulteriormente sviluppando i principi introdotti dalla Grande Camera nella sentenza ND e N.T. contro Spagna. Di fatto, l’evoluzione giurisprudenziale, ampliando la portata della condotta colpevole, riduce le possibilità di tutela giurisdizionale e, di conseguenza, aumenta  la possibilità per gli Stati membri di esercitare azioni di respingimento sommario. 

Poche settimane dopo, precisamente il 24 giugno 2022, la cronaca ci ha riportato alla tragica realtà dei respingimenti collettivi alle frontiere esterne dell’Unione europea. Ancora una volta presso l’enclave di Melilla – teatro degli eventi che anni prima avevano portato alla sentenza N.D. e N. T. contro Spagna, quasi ad evidenziare in maniera simbolica un cerchio che si chiude – si è consumata una tragedia che ha visto la morte di 29 persone sacrificate in nome del principio della salvaguardia nazionale del confine. Forse la pagina più violenta della recente storia di repressione della libertà di movimento ai confini terrestri.

Partendo da una disamina della recente decisione della Corte EDU e dal procedimento ermeneutico che ha portato alla cristallizzazione dei principi della sentenza N.D. e N.T. contro Spagna, il presente contributo intende porre all’attenzione del lettore come tali principi (che paiono seguire logiche più politiche che giuridiche) si pongano in forte antitesi con la necessità di tutela per le persone in transito che si trovano coinvolte in azioni di respingimento.

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