Naufragio di Cutro, ASGI: ritardi nell’attivazione dell’accoglienza per i superstiti

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ASGI continua a esprimere forte preoccupazione per quanto succede a Crotone, sia in riferimento ai superstiti al naufragio di Cutro del 26 febbraio, sia in riferimento ai familiari delle vittime e dei dispersi. Oggi l’associazione parteciperà alla manifestazione prevista a Cutro.

Oltre alle doverose e necessarie azioni a favore dei familiari delle vittime, le condizioni dei superstiti continuano a mostrare evidenti profili di illegittimità e di violazione dei loro diritti.

Insieme ad altre associazioni, ASGI é stata presente a Crotone, al Palamilone, a seguito del naufragio avvenuto a Steccato di Cutro il 26 febbraio, e nell’ex CARA di Isola Capo Rizzuto.

Dall’osservazione diretta, e da quanto riferito dai familiari con i quali si è entrati in contatto, abbiamo rilevato l’assenza totale di indicazioni chiare e precise da parte del Governo e della Prefettura di Crotone, l’assenza di una cabina di regia atta anche a garantire nell’immediatezza dei fatti, adeguato supporto ai familiari delle vittime del naufragio e una gestione scaricata completamente sull’amministrazione locale e sulle associazioni- locali e non.

A distanza di due settimane dall’evento tragico, le criticità persistono, come diretta conseguenza di prassi illegittime costantemente attuate dalle Autorità Competenti, al di là della solita retorica emergenziale.

Da quanto si è potuto constatare risulterebbero mancare procedure precise di registrazione dei familiari che si sono presentati a Cutro alla ricerca dei propri congiunti e che non hanno identificato gli stessi tra le vittime del naufragio sebbene si sia ancora alla ricerca di dispersi.

Le procedure di trasferimento delle salme hanno generato nei familiari presenti momenti di tensione in ragione di informazioni contraddittorie e poco chiare circa la possibile destinazione dei feretri e la copertura dei costi necessari al trasporto.

Sono state altresì evidenziate immediatamente le gravi violazioni delle norme in materia di accoglienza e di accesso alla procedura per i superstiti e in riferimento alle misure di protezione e tutela per i minori e i minori soli.

Le persone sopravvissute la naufragio sono state accolte presso il CARA di Crotone in condizioni totalmente inadeguate e di completa promiscuità, sempre sotto il costante controllo delle forze di polizia. Mentre tutti gli sguardi erano concentrati sulle bare al PalaMilone, i superstiti sono diventati invisibili, privati di fatto della loro libertà di movimento.

Solo a seguito degli articoli e delle foto apparse sulla stampa, e della conseguente ondata di indignazione, i superstiti, dopo nove giorni di permanenza nel CARA, sono stati trasferiti in una struttura alberghiera. 

Il direttore dell’ex CARA di Crotone ha dichiarato a Il Fatto Quotidiano che la collocazione delle persone superstiti nel centro rientrava tra “le attività di primissima accoglienza e, a prescindere, comunque sarebbero stati spostati e non sarebbero rimasti lì a vita. Tutte le attenzioni possibili le abbiamo avute”.

La permanenza all’interno del CARA, senza la garanzia di procedure adeguate e sotto il controllo delle forze dell’ordine, assume le forme di un vero e proprio trattenimento illegale, in violazione delle normativa italiana ed europea, dato che la Prefettura, dopo aver espletato le esigenze di prima accoglienza, avrebbe dovuto immediatamente trasferire i superstiti in un centro di accoglienza in cui vi fossero condizioni materiali adeguate e idonee ad accoglierli, diverso dalla c.d. “zona hotspot” dell’ex C.A.R.A, così come dispone l’art. 9 del D.Lgs.142/2015.

I richiedenti asilo, inoltre, hanno diritto al trasferimento nelle strutture di cui all’articolo 14, ovvero nei progetti SAI (Sistema di Accoglienza e Integrazione), e cioè gli ex SPRAR, ma solo alcuni trasferimenti sono stati disposti, nonostante la Prefettura di Crotone, già nella giornata di lunedì 01 marzo, fosse già stata debitamente informata che, solo in provincia di Cosenza, erano e sono disponibili circa 50 posti per l’accoglienza dei superstiti. 

Si evidenzia che le equipe dei progetti SAI hanno, al loro interno, non solo mediatori e psicologi, ma anche operatori legali in grado di garantire una corretta e adeguata informativa legale, così come prevista dalla legge.

Non si conosce, inoltre, quale sia la condizione giuridica dei superstiti, se l’Autorità Giudiziaria ritenga opportuno restino a disposizione, se siano stati notificati decreti di respingimento o provvedimenti amministrativi di espulsione, se e per chi è stata avviata la corretta procedura di registrazione della domanda di protezione internazionale.

Ricordiamo che l’art. 10 ter del Testo Unico Immigrazione prevede che “Lo straniero rintracciato in occasione dell’attraversamento irregolare della frontiera interna o esterna ovvero giunto nel territorio nazionale a seguito di operazioni di salvataggio in mare è condotto per le esigenze di soccorso e di prima assistenza presso appositi punti di crisi allestiti nell’ambito delle strutture di cui al decreto-legge 30 ottobre 1995, n. 451, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 dicembre 1995, n. 563, e delle strutture di cui all’articolo 9 del decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 142. Presso i medesimi punti di crisi sono altresì effettuate le operazioni di rilevamento fotodattiloscopico e segnaletico, anche ai fini di cui agli articoli 9 e 14 del regolamento UE n. 603/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio del 26 giugno 2013 ed è assicurata l’informazione sulla procedura di protezione internazionale, sul programma di ricollocazione in altri Stati membri dell’Unione europea

L’assenza di chiare indicazioni circa le procedure attivate fa in particolare dubitare che sia stata svolta una adeguata informativa legale relativa alle possibilità di accesso alla procedura di asilo e che, anche nel caso in cui questa fosse stata garantita, la stessa si sia stata svolta secondo le modalità previste (presenza di un mediatore, in un contesto opportuno, rispetto della privacy).

Certamente possiamo rilevare che le Autorità competenti non hanno adempiuto ad un preciso, primario e fondamentale obbligo di legge, la cui violazione impedisce ai superstiti il diritto ad avere una corretta informazione legale, in modo da poter effettuare scelte consapevoli.

Al contrario, i superstiti sono da ben due settimane nella disponibilità della pubblica amministrazione, fuori dal controllo di attori indipendenti, in un momento determinante per la loro futura condizione giuridica.

ASGI auspica che quanto prima si intervenga per consentire il rispetto delle procedure previste dalla legge, ponendo fine una gestione emergenziale, informale e scarsamente strutturata che sta causando la prolungata e tragica contrazione dei diritti dei superstiti e dei loro familiari.

L’associazione, attiva sin dai momenti successivi al naufragio sul campo grazie all’operato di diversi soci e socie, oggi 11 marzo 2023, parteciperà alla manifestazione che si terrà a Cutro.

La gravità della strage e in generale del contesto attuale nonché delle condotte del governo ha spinto molti di noi ad essere presenti non solo nei giorni immediatamente dopo il naufragio ma anche alla manifestazione. Un atto dovuto” afferma il presidente Lorenzo Trucco, anch’egli presente alla manifestazione.

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Foto di Daniele Valeri

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