La Corte di Cassazione smentisce l’assessora di Ivrea: le offese razziste non sono giustificabili

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La Cassazione smentisce l’assessora di Ivrea: offendere le persone rom con la giustificazione che “gli zingari rubano” non esime dalla responsabilità per molestie discriminatorie 

La vicenda nasce anni fa quando una giovane cittadina di Ivrea, destinata di lì a poco a candidarsi alle elezioni amministrative e a divenire poi assessore comunale, aveva messo in rete due post, nei quali insultava gli “zingari, non rom, ma zingari di merda, zecche e parassiti, capaci di spolpare tutto…” augurando loro “che una tagliola possa mozzarvi le mani..” e nel quale festeggiava la giornata dei rom chiamandoli “zecche che stanziano in campi abusivi…”.

ASGI, in quanto associazione legittimata dalla legge a promuovere giudizi contro le discriminazioni e le molestie razziali, aveva agito in giudizio, ma incredibilmente sia il Tribunale che la Corte d’Appello di Torino avevano rigettato il ricorso ritenendo che la signora ce l’avesse non con le persone rom ma con i “rom che rubano” e dunque l’offesa fosse rivolta al comportamento e non all’etnia.

Con la sentenza emessa oggi, la Cassazione ha fatto giustizia di questa tesi, affermando che la molestia discriminatoria vietata dalla legge sussiste non solo quando la denigrazione è rivolta esclusivamente alla etnia, ma anche quando l’etnia viene associata a comportamenti delittuosi; e che inoltre qualsiasi manifestazione del pensiero, anche a mezzo dei social, deve essere rispettosa del criterio della “continenza” e non può mai ledere l’altrui dignità.

ASGI esprime piena soddisfazione per questa decisione che mette un freno all’uso, così comune proprio sui social, di espressioni offensive contro i gruppi etnici di minoranza e pone le basi per costruire relazioni basate sul reciproco rispetto.

L’ordinanza della Corte di Cassazione

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