Diritti negati al CPR di Macomer. Report e raccomandazioni ASGI

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Il report del monitoraggio di ASGI svolto il 28 giugno 2022 nel Centro di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) di Macomer denuncia violazioni di diritti fondamentali e richiama le autorità competenti al rispetto degli standard di legalità.

La richiesta di accesso al CPR di Macomer è stata formulata il 6 agosto 2020 in seguito ad una serie di episodi e proteste verificatesi all’interno della struttura che denotavano un serio malessere da parte dei trattenuti. Difatti diversi difensori ed associazioni, riferivano che si erano verificati almeno tre tentativi di suicidio e diversi episodi di autolesionismo durante i soli primi sette mesi di apertura del CPR. Inoltre molti trattenuti raccontavano anche di una somministrazione frequente e spesso innecessaria di ansiolitici e calmanti da parte del personale medico. 

Sempre da quanto riferito dai trattenuti emergeva un palpabile e diffuso disagio psicologico legato ad una apatia che cresce proporzionalmente al trattenimento e di cui non avevano mai sofferto in passato neppure da parte di coloro che provenivano dall’esperienza carceraria. 

Il report, presentando una testimonianza di una persona trattenuta e basandosi sulla visita e sui dati forniti dalle autorità competenti del centro, fa emergere un quadro preoccupante. Numerose e gravi criticità caratterizzano le condizioni materiali del trattenimento e le violazioni dei diritti delle persone trattenute.  

Risultano particolarmente preoccupanti le violazioni del diritto alla salute, alla luce delle modalità inadeguate di valutazione dell’idoneità al trattenimento. Si pensi che durante la visita viene riferito che, anche quando l’ASL competente rappresenta nel certificato di idoneità la sussistenza di patologie psichiatriche rilevate durante la visita che dovrebbe valutare la compatibilità della condizione individuale della persona con il trattenimento in CPR, di regola in maniera gravemente illegittima si assume la responsabilità di dichiarare il cittadino straniero comunque idoneo al trattenimento. 

Sono emerse inoltre gravi lacune rispetto all’accesso alle informazioni rispetto alla propria condizione giuridica e rispetto alla condizione di isolamento e di inedia che caratterizza la permanenza in tale luogo, laddove una persona trattenuta per quattro mesi riferisce che  “l’unico modo per trascorrere il tempo è dormire”, tenuto conto che un trattenimento può arrivare anche a dodici mesi. 

Partendo dal presupposto di una necessaria e definitiva messa in discussione dell’esistenza di tali luoghi, ASGI auspica che il diritto ad accedere e monitorare le condizioni dei CPR venga esercitato da sempre più enti e associazioni, nonché da organi di informazione e rappresentanti di istituzioni pubbliche. Queste azioni sono fondamentali per dissolvere la patina di “invisibilità” che avvolgere tali luoghi e garantire la più ampia diffusione di informazioni e una maggiore conoscenza (e presa di coscienza) da parte della società civile.

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