Detenzione dei migranti nel CPR a Bari e Potenza. Nota dell’ASGI

In mancanza della tutela dei diritti di libertà e di dignità della persona non possono escludersi ulteriori iniziative, anche giudiziarie, volte a garantirne il pieno rispetto. 

 

Comunicato stampa del 16 dicembre 2018

CPR di Bari e di Potenza: liberare le persone rinchiuse, verificare le condizioni del centro ed avviare una politica di regolarizzazione delle persone straniere prive di un permesso di soggiorno in Italia

Nella notte tra venerdì 14 e sabato 15 dicembre rivolte e proteste all’interno dei centri di permanenza per i rimpatri (CPR) di Bari e di Potenza hanno portato alla luce per l’ennesima volta l’inadeguatezza delle politiche repressive italiane in materia di immigrazione.

Ricordiamo che i CPR sono strutture di detenzione amministrativa riservate esclusivamente alle persone straniere che, pur non avendo commesso alcun reato, sono prive di permesso di soggiorno, ponendo forti interrogativi sulla loro legittimità e, comunque, sulla scelta di privare della libertà personale persone innocenti.

E’ significativo che le proteste di Bari e Potenza siano esplose a pochi giorni dalla conversione in legge del d.l. 113/2018, ovvero del cd. Decreto sicurezza voluto dall’attuale Governo italiano il quale, tra l’altro, ha prolungato il trattenimento in condizioni ordinarie all’interno di queste strutture sino a 6 mesi.

In particolare a Bari la situazione che si è creata ha determinato la ulteriore inadeguatezza del CPR, oramai tale da generare condizioni inumane e degradanti per i trattenuti. Anche nel recente passato il CPR di Bari è stato oggetto di proteste che ne hanno comportato la chiusura per lunghi periodi. La sua riapertura nel 2017 ed i lavori di ristrutturazione non hanno comunque modificato la situazione concreta di quello che è a tutti gli effetti un luogo di sospensione della libertà personale degli individui che non ha neanche condizioni di vivibilità minime per un essere umano.

Ricordiamo che proprio sul CPR di Bari è intervenuta la sentenza n. 4089 del 10 agosto 2017 della prima sezione civile del Tribunale di Bari, che ha condannato la Presidenza del Consiglio e del Ministero dell’Interno a versare un risarcimento agli enti locali e al pagamento delle spese processuali a favore della Regione Puglia per danni al prestigio e all’immagine della comunità locale. Il CPR, dunque, oltre che causa di sofferenza per le persone ivi ristrette, è anche un elemento distonico rispetto all’intero contesto locale ed ai suoi residenti, da sempre storicamente aperti all’ospitalità. Recentemente le cronache locali hanno dato atto della insostenibilità della condizione detentiva all’interno del CPR.

Nonostante ciò e nonostante la evidente inutilità dei CPR anche nell’attuare le stesse politiche di espulsione che si prefiggono, si persiste nella volontà di restringere i diritti fondamentali della persona, peraltro in strutture deficitarie sotto tutti i punti di vista, che non sono soggette alla legge sull’ordinamento penitenziario ed all’interno delle quali vige l’arbitrio più assoluto.

Riteniamo che la Prefettura di Bari debba disporre immediatamente la liberazione delle persone attualmente recluse all’interno del CPR di Bari e, al contempo, ci rivolgiamo al Garante regionale per le persone private della libertà personale, al Comune di Bari ed alla Regione Puglia affinchè dispongano una adeguata ispezione, anche sanitaria, al fine di appurare le reali condizioni del centro di detenzione ed assumerne le determinazioni conseguenti.

E’ evidente che, in mancanza della tutela dei diritti di libertà e di dignità della persona non possono escludersi ulteriori iniziative, anche giudiziarie, volte a garantirne il pieno rispetto.

Nella attuale situazione, determinata anche dalle ultime scelte legislative in materia di immigrazione, riteniamo che sia urgente disporre una sanatoria per le persone straniere la cui posizione in Italia è irregolare e che siano determinate per legge le modalità di una regolarizzazione in favore di coloro che dimostrino concreti legami personali, familiari o sociali con il territorio, perché solo la regolarità del soggiorno di un individuo può garantire allo stesso il pieno godimento dei diritti civili e sociali e alla comunità la diminuzione delle economie criminali che, sullo stato di invisibilità e irregolarità, prosperano.

Asgi – Sezione Puglia