Con una decisione del 27 luglio 2022, il Consiglio di Stato francese convalida ancora una volta la proroga del ripristino dei controlli alle frontiere interne da parte del governo francese, assumendo così una posizione esattamente opposta a quella della Corte di giustizia dell’Unione europea (CGUE). Quest’ultima aveva ricordato, in una sentenza del 26 aprile 2022, che uno Stato membro non può ripristinare i controlli alle sue frontiere interne per un periodo superiore a 6 mesi, a meno che non si manifesti una nuova minaccia, distinta da quella precedente.
Mentre, dal 2015, le autorità francesi hanno sistematicamente esteso i controlli alle frontiere interne ogni sei mesi sulla base di una “minaccia persistente” legata al terrorismo, il Consiglio di Stato, nella sua decisione del 27 luglio, dà una lettura tronca della sentenza della CGUE. Per venire in soccorso del governo francese, si è permesso di riscrivere il diritto europeo amputando i chiarimenti essenziali forniti da questa sentenza.
Così, eludendo la definizione mantenuta dalla CGUE di “nuova minaccia”, cioè una minaccia “distinta da quella inizialmente identificata”, il Consiglio di Stato persiste nella posizione adottata nel 2017 e nel 2019, ritenendo che una “minaccia identica ma ‘rinnovata’” possa essere sufficiente a giustificare l’estensione dei controlli.
Peggio ancora, rafforza ulteriormente il governo permettendogli di procedere con l’estensione infinita dei controlli alle frontiere interne, che è proprio ciò che la sentenza della CGUE vieta.
Tuttavia, questi controlli e le pratiche di polizia ad essi associate si traducono in violazioni quotidiane dei diritti delle persone alle frontiere, fino a provocare morti – cosa che le nostre associazioni denunciano instancabilmente da quasi 7 anni.
Mentre avrebbe potuto e dovuto porre fine all’illegalità di queste pratiche e garantire il rispetto del principio del primato del diritto europeo, il Consiglio di Stato sta assestando il colpo finale alla libertà di circolazione nell’area Schengen.
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