Introdurre una legislazione nazionale che proibisca esplicitamente la profilazione razziale, adottare misure legali contro azioni discriminatorie della polizia, istituire un organismo indipendente per le indagini sono alcune delle misure necessarie per contrastare la profilazione razziale. ASGI ha inviato una segnalazione al Comitato per l’Eliminazione delle Discriminazioni Razziali (CERD).
Negli ultimi anni il tema della profilazione per motivi etnico-razziali da parte delle forze dell’ordine ha assunto notevole rilevanza nel dibattito pubblico internazionale (occidentale), soprattutto grazie a movimenti quali Black Lives Matter negli Stati Uniti, o alla recente mobilitazione per l’omicidio del diciassettenne Nahel M. in Francia. Tuttavia, a ciò non è corrisposta un’equivalente presa di coscienza anche da parte della società italiana.
Eppure, le persone BIPOC (“black, indigenous and people of color”) che vivono nel nostro paese non sono certo esenti dal subire profilazione. Secondo lo studio “Essere neri in Europa”, condotto dalla European Union Agency for Fundamental Rights (FRA) nel 2018, in Italia “tra coloro che sono stati fermati nei dodici mesi precedenti il sondaggio, il 70% ritiene che l’ultimo fermo sia stato motivato da motivi razziali”. Questo studio rimane l’unico rapporto istituzionale sul tema reperibile relativamente all’Italia. Notizie di cronaca che riportano fermi ed abusi da parte delle forze dell’ordine contro persone razzializzate sono invece frequenti.
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In particolare, l’Italia ha ratificato ed è vincolata dalla Convenzione ONU per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale. Secondo la Raccomandazione Generale n. 36 del 2020 del CERD, il Comitato che ne sorveglia l’implementazione, dalla Convenzione deriva l’obbligo per gli Stati contraenti “di rivedere le loro politiche, leggi e regolamenti al fine di garantire che la profilazione razziale non si verifichi e non sia facilitata” e di “adottare attivamente misure per eliminare la discriminazione attraverso leggi, politiche e istituzioni”.
Relativamente all’Italia, il CERD nel 2017, analizzando la situazione del sistema penitenziario, aveva raccomandato allo Stato italiano di “garantire che la pratica della profilazione razziale sia vietata e pienamente rispettata da tutte le forze dell’ordine”.
La procedura di valutazione dell’Italia e la segnalazione di ASGI
ASGI ha quindi inviato una segnalazione al CERD, che il 7-8 Agosto analizzerà il 21° report dell’Italia sull’implementazione della Convenzione. Nel documento ASGI inter alia rileva:
- L’assenza di un quadro giuridico nazionale che vieti e contrasti la profilazione razziale da parte delle forze dell’ordine;
- L’assenza di attività di raccolta dati e di vere e proprie indagini sulle pratiche discriminatorie nei controlli di polizia;
- l’uso discriminatorio delle banche dati esistenti, quali per esempio AFIS;
- Le limitate possibilità di intraprendere un’azione legale (mancanza di rimedi legali disponibili) contro la profilazione razziale.
ASGI ha inoltre presentato alcune testimonianze di vittime di profilazione raccolte dal Progetto YAYA, progetto sulla profilazione razziale realizzato dal Coordinamento per Yaya e da Occhioaimedia-Cittadini del Mondo di Ferrara.
La segnalazione inoltre presenta i risultati di un’indagine svolta da ASGI in collaborazione con l’International University College of Turin e varie associazioni operanti sul territorio di Ventimiglia: secondo quanto emerso dal monitoraggio sui controlli svolti dalle forze di polizia nella stazione di Ventimiglia tra la fine del 2021 e i primi mesi del 2022, tali controlli sono stati sistematicamente caratterizzati da profilazione razziale.
Le raccomandazioni proposte da ASGI al Comitato
Alla luce di quanto descritto, ASGI ha pertanto chiesto al CERD di raccomandare all’Italia:
- di introdurre una legislazione nazionale che proibisca esplicitamente la profilazione razziale e prevedere misure legali contro le azioni discriminatorie della polizia;
- di mettere in atto misure efficaci di contrasto alla profilazione razziale e di sviluppare linee/guida protocolli operativi in collaborazione con le comunità straniere per delineare metodi di polizia non discriminatori;
- di introdurre moduli di arresto e perquisizione che contengano i motivi dell’arresto o della perquisizione, l’oggetto o gli oggetti che gli agenti stanno cercando, l’esito, il nome e la stazione dell’agente o degli agenti che lo stanno conducendo e che registrino informazioni sui dati personali dell’individuo o degli individui fermati o perquisiti, come il nome, l’indirizzo e l’origine etnica – tutte informazioni che la persona può rifiutare di fornire;
- di garantire la consegna della registrazione del controllo alla persona interessata, al fine di promuovere il diritto di agire per proteggere il proprio diritto a non essere discriminati;
- di registrare i controlli e sviluppare una raccolta di dati disaggregati sui destinatari dei controlli di polizia con successiva pubblicazione periodica;
- di garantire che qualsiasi uso dell’intelligenza artificiale (ad esempio nelle banche dati) da parte delle forze dell’ordine sia pienamente conforme alla normativa sui diritti umani, compresi il diritto alla non discriminazione e il diritto alla privacy, e che gli strumenti di IA siano regolamentati dalla legge e progettati per la trasparenza;
- di istituire un organismo indipendente per ricevere e indagare su potenziali violazioni da parte del personale di polizia;
- di effettuare un’adeguata e continua formazione obbligatoria delle autorità di controllo della polizia, al fine di prevenire interventi discriminatori nei controlli di polizia.