Valutazione del Comitato dei Ministri: Inadempienza dell’Italia nell’attuazione della Sentenza CEDU sull’Hotspot di Lampedusa

Tipologia del contenuto:Comunicati stampa

In un’importante decisione pubblicata il 13 giugno 2024, il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa ha valutato che l’Italia non abbia adeguatamente attuato la sentenza della Corte Europea dei Diritti umani J.A. e altri c. Italia (Ricorso N. 21329/18) sul trattenimento e sulle condizioni all’interno dell’hotspot di Lampedusa e ha invitato le autorità ad adottare le misure necessarie alla sua attuazione.

In quella sentenza del 2023, l’Italia era stata condannata per l’illegittimo trattenimento e le inadeguate condizioni materiali in cui si trovavano i cittadini stranieri (anche minorenni) all’interno dell’hotspot di Lampedusa e per il mancato rispetto delle norme procedurali avverso le espulsioni collettive ed si riferiva a fatti avvenuti alla fine del 2018. Il governo ha presentato un Piano d’azione il 27 marzo 2024, sostenendo che la natura dell’hotspot di Lampedusa non è quella di un luogo di detenzione e sostenendo che siano state prese le necessarie misure per far cessare le violazioni riscontrate.

ASGI e Maldusa sono intervenute nel procedimento di fronte al Comitato dei Ministri con la memoria nella quale venivano sollevati vari profili, tra i quali si si è anche sottolineato come dall’epoca dei fatti, avvenuti alla fine del 2018, il contesto fattuale sia molto cambiato e Lampedusa abbia modificato la sua immagine in funzione di una dislocazione sul territorio di tutte le criticità che per anni si erano riscontrate nell’hotspot dell’isola, in corrispondenza delle numerose strutture hotspot che sono sorte sulla terraferma. Tramite l’invio di memorie tempestivamente recepite dal Comitato, le due associazioni hanno rappresentato come gli hotspot continuino ad essere sistematicamente utilizzati come luoghi di detenzione informali anche solo in attesa di indicazione sulla destinazione definitiva dei cittadini stranieri, spesso sovraffollati, con condizioni di promiscuità, con limitatissimo accesso alla informativa legale.

Nella decisione il Comitato, dopo aver “preso atto con soddisfazione delle misure adottate dalle autorità italiane per migliorare le condizioni di accoglienza nell’hotspot di Lampedusa e dei progressi compiuti”, ha comunque avvalorato le informazioni provenienti dalla società civile. Ha quindi rilevato, anche per quanto riguarda le persistenti carenze nella fornitura di servizi essenziali, che non sia possibile “valutare appieno l’impatto delle misure adottate e la necessità di ulteriori azioni correttive” e “ha quindi invitato le autorità a fornire la loro valutazione, le informazioni e le statistiche come indicato nell’analisi preparata dal Segretariato riguardo all’hotspot di Lampedusa, nonché informazioni sulle azioni correttive adottate o previste per migliorare le condizioni materiali nell’hotspot di Taranto e sulla situazione attuale negli altri hotspot in Italia”.

Inoltre il Comitato “ha preso atto con preoccupazione delle informazioni che indicano il perdurare di privazioni illegali della libertà in questi centri, anche nei confronti di minori non accompagnati; ha preso atto con rammarico che le autorità non hanno fornito alcuna informazione in merito e le ha invitate a fornire la loro valutazione e informazioni esaurienti sull’attuale funzione degli hotspot, sulle disposizioni giuridiche applicabili e sulle garanzie per il trattenimento  di migranti adulti in tali centri, nonché esempi di decisioni amministrative e giudiziarie pertinenti”.

In particolare, il Comitato “ha invitato le autorità a garantire che il quadro giuridico nazionale che vieta il trattenimento di minori non accompagnati sia effettivamente applicato nella pratica e a informare il Comitato delle misure adottate e del loro impatto; ha ricordato che la questione della possibilità per i minori non accompagnati di contestare le loro condizioni di soggiorno nei centri di accoglienza davanti ai tribunali nazionali è seguita nel gruppo di casi Darboe e Camara”.

Alle autorità viene richiesto di fornire informazioni sulle misure adottate per affrontare questi problemi entro il 15 novembre 2024, in vista del prossimo esame dell’attuazione della sentenza da parte del Comitato dei Ministri.

Per approfondire

Video intervista, a cura di Angela Nittoli e realizzata per l’uscita della sentenza J.A. e al. c. Italia del 30 marzo 2023, alle avvocate che hanno portato le violazioni ai diritti nell’hotspot di Lampedusa alla Corte Europea per i Diritti Umani (CEDU).

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