ASGI aderisce all’appello promosso da La Comunità Afghana in Italia; UNIRE – Unione Nazionale Italiana per i Rifugiati ed Esuli; Associazione Le Reseau; Agenzia Habeshia; Essere Umano; Scuola di Italiano “By piedi” Marina Gherardi; Pensare Migrante; In cammino con Gustamundo; Alterego Fabbrica dei Diritti; Binario 15 ; Misto Storie Migranti; Large Movements.
Per aderire all’appello scrivi a redazione@largemovements.it
La situazione in territorio afghano si sta aggravando sempre di più.
Aumentano le denunce sul campo dei rastrellamenti da parte dei Talebani, alla ricerca di coloro che hanno collaborato con l’Occidente, dei giornalisti, degli attivisti e di coloro che appartengono a minoranze religiose ed etniche (come gli Hazara).
Anche la situazione delle donne, nonostante le promesse fatte dai leader Talebani, si sta aggravando in maniera drammatica:
- sono iniziati i rapimenti di bambine per darle in sposa ai combattenti:
- ad Herat sono già state vietate le lezioni miste nelle università private che, per molti istituti che non hanno le finanze necessarie, questo equivale a dire essere costretti ad escludere le donne dall’istruzione;
- aumentano le denunce di ragazze che riferiscono che gli è stato impedito di accedere nei luoghi di istruzione;
- aumentano le denunce di donne estromesse dai luoghi di lavoro.
Tutto questo avviene mentre le truppe occidentali, a seguito dell’attentato all’aeroporto di Kabul, rivendicato da Isis-K, hanno deciso di concludere anticipatamente il ponte aereo, di fatto lasciando indietro centinaia di persone che hanno collaborato a vario titolo con i governi e/o le ong europee.
La situazione sul campo si aggraverà ulteriormente una volta che si raggiungerà la deadline del 31.08 ed anche le truppe americane lasceranno completamente il Paese.
Sappiamo che, complice la grande confusione che si è generata in questi giorni, i familiari di alcuni Afghani che si trovano in Italia sono riusciti a raggiungere il Pakistan. Qui però riferiscono di non essere riusciti a mettersi in contatto con le organizzazioni internazionali e di essere quindi costretti a vivere in condizioni igienico-sanitarie precarie, a malapena sufficienti a garantire la sopravvivenza. Il rispetto delle norme per la prevenzione del contagio da Covid per queste persone è impossibile, correndo così il rischio di aggravare situazioni di salute già precarie.
È dello scorso 22 agosto 2021 la notizia che il Pakistan ha chiuso i confini con l’Afghanistan lasciando come unica alternativa di fuga il tentare l’attraversamento illegale della frontiera.
Fonti sul terreno riferiscono che le reti di trafficanti hanno più che decuplicato i prezzi per l’attraversamento della frontiera, precludendo di fatto anche questa alternativa a moltissime persone.
Questa chiusura dunque, avrà conseguenze devastanti sui diritti umani di migliaia di Afghani che si trovano così di fatto intrappolati nel Paese.
A ciò si aggiunge che per gli Afghani è praticamente impossibile raggiungere l’Europa data la quasi impossibilità di attraversare le frontiere libiche e turche che sono bloccate proprio a seguito degli accordi siglati con l’UE e fortemente voluti dalla stessa.
Lanciamo quindi un appello ai governi europei, ed in particolar modo a quello italiano, affinché:
- venga tempestivamente aperto un canale di dialogo con il Pakistan affinché si attivino degli strumenti efficaci ed immediati per l’evacuazione dei familiari degli Afghani che si trovano in Italia e che hanno raggiunto il Paese a seguito della presa di Kabul da parte dei Talebani;
- vengano attivati strumenti efficaci per garantire l’uscita dall’Afghanistan delle persone che sono esposte ad un rischio per la loro incolumità e per il godimento delle libertà democratiche anche dopo il 31.08.2021;
- venga convocato con estrema urgenza il G20 straordinario proposto dal Presidente del Consiglio italiano Mario Draghi affinché si elaborino immediatamente degli strumenti finalizzati a garantire il diritto di movimento dei cittadini afghani verso l’Europa, non essendo possibile ricorrere allo strumento dei corridoi umanitari per far evacuare in sicurezza tutti coloro che avrebbero diritto alla protezione internazionale;
- vengano interrotti i rimpatri dall’Europa in Afghanistan, tuttora in via di attuazione da parte di alcuni Stati Membri, e contemporaneamente si garantisca l’accoglienza degli Afghani che stanno già percorrendo la rotta balcanica;
- l’Unione Europea dialoghi con le organizzazioni delle Nazioni Unite attualmente operanti in Pakistan ed in Iran affinché si organizzi un sistema di accoglienza efficiente, in grado di far fronte all’emergenza umanitaria che si profilerà a breve ai confini con l’Afghanistan;
- l’Unione Europea avvii un’interlocuzione con il governo del Pakistan affinché lo Stato riapra i suoi confini con l’Afghanistan il più presto possibile.
Siamo una serie di associazioni che cooperano con la Comunità Afghana da anni, rappresentanti della Comunità stessa, associazioni di migranti e rifugiati e chiediamo tutti insieme che l’Unione Europea non abbandoni il popolo Afghano.
Soprattutto dopo aver riconosciuto i gravi errori di gestione che sono stati fatti, non possiamo voltare le spalle a migliaia di donne e uomini che hanno creduto al futuro migliore che era stato loro promesso dalla coalizione occidentale. Ed il popolo Afghano ha già sofferto abbastanza, ed in queste ore anche di più, a causa di promesse mai mantenute.
L’Unione Europea deve agire compatta ed in linea con i suoi principi e valori fondanti. In un momento così importante per la storia della solidarietà umana, l’Europa tutta non può tirarsi indietro.