L’Europa elogia il Patto Italia-Albania, ma le criticità a Shengjin e Gjadër sono molto chiare

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Il risultato del sopralluogo giuridico svolto dagli studenti della Scuola di Alta Formazione per Operatorз Legali di ASGI e Spazi Circolari.

Si avvicina ormai il 1 agosto, data in cui, secondo quanto annunciato dalla Premier Giorgia Meloni, saranno operativi i nuovi centri per migranti oggetto del Protocollo Italia-Albania firmato a novembre scorso. 

Tra profili di illegittimità, di irragionevolezza, e ritardi sui lavori, in molti si interrogano sull’effettiva attuazione dell’accordo. Eppure, nonostante i diversi tentativi di opposizione da entrambe le sponde del Mediterraneo, gli apparati statali stanno preparando il terreno. Dopo l’apertura del bando per la gestione dei centri, anche il Tribunale di Roma sta predisponendo l’organico per gestire i procedimenti in arrivo da Tirana e la Polizia penitenziaria ha già avviato le procedure per l’invio di contingenti in Albania, per il primo la partenza è prevista per il 31 luglio.

Il sopralluogo giuridico dei partecipanti alla Scuola di Alta Formazione per operatori di ASGI e Spazi Circolari è stato svolto in Albania a giugno 2024 con la finalità di dare testimonianza ed essere osservatori attivi dell’implementazione del Protocollo per il rafforzamento della collaborazione tra i due paesi in materia migratoria.

Visitando i centri di Shengjin e Gjader ed intervistando diversi interlocutori, da istituzioni, ad attivisti ed associazioni della società civile, si può confermare lo stato di avanzamento dei cantieri e anche le preoccupazioni sui profili di illegittimità di una detenzione generalizzata delle persone in movimento sul territorio albanese. L’attività è stata svolta per poter dare una previsione di quello che accadrà, delle possibili difficoltà che potranno incontrare le persone migranti e le modalità di esecuzione del Patto.

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