Lo sciopero del personale delle commissioni territoriali è sintomatico dell’attacco in corso al diritto d’asilo

Tipologia del contenuto:Comunicati stampa

Nelle Commissioni Asilo adeguate condizioni lavorative sono indispensabili per il buon andamento della pubblica amministrazione e per attuare le norme nazionali ed europee sul diritto di asilo. Le innumerevoli attività legislative, amministrative, mediatiche e culturali, sviluppate dai governi negli ultimi dieci anni, hanno radicalmente limitato i diritti fondamentali.

Il 24 maggio 2024 è indetta una giornata di sciopero nazionale del personale delle Commissioni e Sezioni Territoriali e della Commissione Nazionale per il riconoscimento della protezione internazionale.Si tratta di un’iniziativa a cui ASGI guarda con molto interesse. 

Le lavoratrici e i lavoratori si mobilitano per contrastare la «dequalificazione dell’attività svolta dalle commissioni territoriali e del ruolo dei funzionari amministrativi assunti per l’esercizio di funzioni di carattere specialistico» e le «insostenibili richieste di aumento dei carichi di lavoro e di accelerazione dei tempi di esame delle domande di asilo, a danno dei lavoratori e dei richiedenti asilo stessi». Si tratta, tra le altre, di due rivendicazioni molto significative. 

Per quanto riguarda il primo profilo, è evidente che l’inquadramento di personale non adeguatamente qualificato e il mancato riconoscimento di adeguate condizioni contrattuali compromettono la qualità dell’attività svolta. Relativamente al secondo profilo – l’aumento dei carichi di lavoro e l’accelerazione dei tempi di esame delle domande di asilo – i rischi denunciati dalle lavoratrici e dai lavoratori in sciopero sono il sintomo di un fenomeno di portata generale. Infatti, a compromettere radicalmente la possibilità di esercitare il diritto d’asilo in Italia concorrono molteplici fattori, alcuni a carattere interno, altri di portata transnazionale. E infatti da almeno un decennio è implementata un’articolata strategia finalizzata a sgretolare – sia attraverso l’introduzione di nuove norme sia con lo sviluppo di procedure fattuali – le procedure che regolano l’accesso alla domanda di asilo e la valutazione nel merito delle domande presentate.

La stessa condizione giuridica ed esistenziale di chi chiede asilo è progressivamente precarizzata.

Per queste ragioni, la denuncia delle lavoratrici e dei lavoratori – che contestano l’imposizione «ai funzionari specializzati di accelerare i tempi di esame delle domande di asilo, aumentare il numero di interviste quotidiane e le relative decisioni» – è, dal punto di vista della nostra associazione, da iscrivere in una cornice più ampia, composta dalle molteplici e stratificate attività legislative, amministrative, mediatiche e culturali sviluppate da molti dei governi susseguiti negli ultimi dieci anni, che hanno radicalmente limitato l’esercizio dei diritti dei cittadini di Stati non appartenenti all’UE.

Nel testo diffuso dalle lavoratrici e dai lavoratori in sciopero è altresì contenuto anche un esplicito riferimento alle «pratiche di esternalizzazione delle procedure» che mettono in discussione «l’esistenza stessa del diritto d’asilo sancito dall’articolo 10 della Costituzione». 

Anche per quanto riguarda questo tema, tali parole raffigurano un problema di carattere generale, più volte denunciato da ASGI. I processi funzionali alla progressiva delocalizzazione delle frontiere sono, da lungo tempo, la principale strategia implementata, su scala europea, per impedire la mobilità transazionale e l’esercizio del diritto d’asilo. Insieme agli ostacoli e alle sanzioni previste per le navi delle ONG che non seguono le direttive governative nelle doverose attività di  soccorso in mare dei migranti in difficoltà, alle varie forme di sanzioni degli attraversamenti delle frontiere e alla selezione informale e extralegale tra i migranti soccorsi che nella prassi amministrativa è attuata nei punti di soccorso (gli hotspot), l’esternalizzazione delle procedure appare un metodo affine alle tante forme di esternalizzazione dei controlli di frontiera che, fin dalla convenzione del 1990 di applicazione dell’accordo di Schengen,  rappresentano l’architrave delle politiche europee finalizzate al radicale contrasto della mobilità e alla contrazione strutturale del diritto d’asilo.

 Alla luce della portata dei temi esposti, è necessario – ma non sufficiente – che le richieste avanzate dalle lavoratrici e dei lavoratori in sciopero siano accolte dal Governo e dalla Commissione nazionale per il diritto di asilo.

Appare indispensabile garantire adeguate condizioni contrattuali, salariali, economiche al personale delle Commissioni Territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale e della Commissione Nazionale per il diritto di Asilo, sia per garantire il buon andamento delle pubbliche amministrazioni, sia per attuare le norme nazionali ed europee che garantiscono il diritto di asilo.

Peraltro per dare effettività al diritto di asilo e all’articolo 10 della Costituzione e, più in generale, per aumentare significativamente la qualità e la quantità delle procedure di esame delle domande di protezione internazionale e l’insieme dei diritti riconosciuti alle persone che attraversano i confini non basta migliorare la dotazione del personale, le procedure e i finanziamenti, ma occorre ribaltare, nel complesso, la logica e lo sguardo con cui i governi e le maggioranze parlamentari hanno affrontato il tema delle migrazioni transnazionali.

Tipologia del contenuto:Comunicati stampa