Memorandum Italia – Libia: botta e risposta tra il COE e l’Italia

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La Commissaria per i Diritti umani del Consiglio d’Europa chiede in che modo gli emendamenti proposti al Memorandum Italia – Libia proteggeranno i migranti dalla tortura e dai trattamenti inumani nei centri in detenzione. La risposta dell’Italia : Memorandum efficace, ma si può migliorare.


Pubblichiamo di seguito la nostra traduzione della lettera inviata dalla Commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa al ministro degli esteri italiano, Luigi di Maio, e la risposta dell’Italia.

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Strasburgo, 13 febbraio 2020

Caro Ministro,

In quanto commissaria del Consiglio d’Europa per i Diritti Umani, ho il dovere di monitorare che gli stati membri rispettino i doveri definiti dai diritti umani nei confronti dei migranti, compresi quindi richiedenti asilo e rifugiati che attraversano il Mediterraneo nel tentativo di raggiungere l’Europa. Come ho già sottolineato pubblicamente in diverse occasioni, sono gravemente preoccupata del tipo di assistenza fornita dalla Libia, in particolare delle attività della Guardia Costiera libica che intercetta in mare sempre più migranti e richiedenti asilo che vengono riportati in Libia, dove sono soggetti a serie violazioni dei diritti umani.

Il Memorandum of Understanding del 2017 tra Italia e il Governo di Accordo Nazionale libico, che è stato rinnovato automaticamente il 2 febbraio 2020, ha un ruolo centrale nel facilitare le intercettazioni di migranti e richiedenti asilo in mare. Il 21 gennaio 2020 ho pubblicamente espresso il mio rammarico per il fatto che il governo italiano non aveva cancellato l’accordo, nè tantomeno modificato, per assicurare un’appropriata applicazione dei diritti umani. Sono a conoscenza della nota pubblicata il 9 febbraio 2020 contenente la proposta di rivedere alcuni aspetti del Memorandum al fine di garantire una migliore protezione dei migranti e di promuovere una gestione migratoria nel rispetto della Convenzione di Ginevra e delle altre norme internazionali dei diritti umani. 

Mentre questi importanti confronti sul meccanismo di garanzia di diritti umani nel futuro continuano, credo sia essenziale, al fine di portare un cambiamento, rimanere concentrati sul presente, comprendere pienamente la realtà libica attuale e il tempo necessario affinché qualunque cambiamento abbia un impatto effettivo. Viste le condizioni di sicurezza in Libia, paese che soffre della presenza di un conflitto e i vista l’ampia letteratura che testimonia serie violazioni di diritti umani subite da migranti e richiedenti asilo, sollecito il suo governo a sospendere le attività di cooperazione con la Guardia costiera Libica, in quanto queste hanno un impatto, diretto o indiretto, sul ritorno in Libia delle persone intercettate in mare.

Nel contesto specifico della discussione con le autorità libiche relative alla rettifica del Memorandum, la invito a considerare con attenzione le raccomandazioni dettagliate contenute nelle mie Raccomandazioni “Lives saved. Rights protected. Bridging the protection gap for refugees and migrants in the Mediterranean”, pubblicato a giugno 2019, di cui ho allegato una copia. In particolare, per garantire il rispetto dei diritti umani in ogni cooperazione con paesi terzi sulle migrazioni, ogni attività prevista dovrebbe essere preceduta da una valutazione dettagliata, concentrata, inter alia, nel definire in che modo le attività di cooperazione hanno impatto sui diritti alla vita dei migranti e richiedenti asilo, sulla libertà da tortura e trattamenti inumani e degradanti, sulla protezione dal respingimenti, e sul diritto alla libertà, alla vita privata e familiare.

Porto anche la sua attenzione sulla necessità di sviluppare strategie di mitigazione dei rischi che definiscano i passaggi necessari da effettuare per assicurare che non si realizzino violazioni di diritti umani. Tali azioni dovranno essere affiancate da meccanismi di monitoraggio, realizzati da attori indipendenti e imparziali, che effettueranno dei controlli continui sull’impatto delle attività sui diritti umani. Inoltre, bisogna instaurare un sistema efficiente per chi comunque ritiene che le attività di cooperazione abbiano inciso negativamente sul rispetto dei diritti umani. Dettagliati rapporti riguardanti le attività di cooperazione previste, la valutazioni dei rischi, le strategie di limitazione dei rischi e i risultati del monitoraggio dovranno essere resi pubblici per poter essere soggetti a scrutinio.

Le chiedo di espormi in che modo gli emendamenti del Memorandum in discussione garantiranno l’attuazione delle misure esposte sopra.

Infine, le assicuro che continuerò a sollecitare una maggior solidarietà da parte dei membri del Consiglio d’Europa verso i paesi che, come l’Italia, sono in prima linea nell’affrontare i movimenti migratori in Europa, e per una migliore cooperazione per assicurare il diritto alla vita e la protezione dei diritti umani di chi affronta il mare, anche attraverso la condivisione della responsabilità sia relativa alle attività di salvataggio adeguate, sia agli sbarchi tempestivi delle persone soccorse. Continuerò a fare pressione sugli stati membri affinché venga dato supporto alle organizzazioni che forniscono protezione a rifugiati, richiedenti asilo e migranti in Libia, che contribuiscono alla formazione di corridoi umanitari sicuri, programmi di evacuazione e resettlement. Sono pronta a discutere con lei il modo migliore per sostenere l’Italia e altri stati membri nel metter in atto queste misure il prima possibile.

In attesa della sua risposta e di un dialogo costruttivo,

Dunja Mijatovic

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Il Rappresentante Permanente d’Italia presso il Consiglio d’Europa

Strasburgo 20 febbraio 2020,

Cara Commissaria,

Ho il piacere di condividere con lei le seguenti considerazioni, in relazione alla sua lettera del 13 febbraio 2020.

Sono convinto che il Memorandum si sia dimostrato efficace nel contrastare il traffico illegale di esseri umani lungo la rotta Mediterranea centrale e che sia stato uno strumento in grado di ridurre il numero di persone che hanno tentato di attraversare il mare facendo quindi calare anche l’inaccettabile bilancio delle vittime. Nello specifico, il numero di vittime lungo questa rotta è passato da 2.853 persone nel 2017 a 743 nel 2019.

Siamo pienamente consapevoli che ci sia spazio di miglioramento nella cooperazione instaurata con la Libia nel 2017, ma dati come questi ci dicono di continuare a lavorare in questa direzione e non di interrompere gli accordi con il Paese. Il nostro obiettivo è quello di garantire una miglior protezione di migranti e richiedenti asilo in Libia e di sostituire nel tempo il sistema attuale, fondato sui centri di detenzione, con nuovi sistemi che siano basati sui principi della legge, su un approccio che metta al centro le vittime e i diritti umani.

L’obiettivo è stato, e continua ad essere, perseguito anche attraverso un consolidato e fruttuoso partenariato con le Nazioni Unite. Negli ultimi anni, l’Italia ha rafforzato il suo deciso sostegno alle attività delle UN in Libia finanziando dozzine di progetti volti a migliorare le condizioni di migranti, rifugiati, sfollati interni e comunità locali. Allo stesso modo, il lavoro di advocacy politica e i finanziamenti italiani sono stati essenziali per i programmi dell’UNHCR “Emergency Transit Mechanism” e “Gathering and Departure Facility”, entrambi strumenti di soccorso per rifugiati vulnerabili in Libia. Inoltre, oltre alle migliaia di persone sfollate in Libia che hanno beneficiato dei programmi di rimpatrio volontario dell’OIM, ad oggi l’Italia rimane l’unico paese europeo ad effettuare evacuazioni umanitarie dirette di centinaia di rifugiati in Libia direttamente nel nostro territorio, assicurandone l’integrazione e il benessere nella nostra società.

Come ha correttamente affermato lei, le negoziazioni con il governo libico – basate sulle proposte italiane – sono solo all’inizio. L’Italia è fiduciosa che gli emendamenti proposti al fine di migliorare la cooperazione saranno attuati tempestivamente. Le modifiche proposte dall’Italia includono, inter alia, l’accettazione ed espliciti riferimenti alle leggi internazionali di diritti umani, compresi i principi e gli obiettivi della Convenzione di Ginevra del 1951. Il nuovo testo suggerisce un numero di azioni che hanno l’obiettivo di migliorare le condizioni dei migranti trattenuti nei centri ufficiali, mentre persone in condizione di vulnerabilità (donne e bambini) dovranno essere immediatamente rilasciati. Quando le condizioni lo permettono, bisognerà instaurare un nuovo sistema sotto la responsabilità del Ministro della Giustizia della Libia, fondato sulla legge, su appropriate procedure giuridiche e sul principio del giusto processo.

Gli impegni internazionali sarebbero un fattore di grande importanza. In questo senso, l’Italia aspetta con impazienza di cooperare con partner internazionali, inclusi il Consiglio d’Europa e i suoi Stati Membri, con l’obiettivo – come menzionato da lei – di sostenere per esempio gli sforzi di organizzazioni internazionali che forniscono protezione a richiedenti asilo e migranti in Libia, che instaurano corridoi umanitari, programmi di evacuazione e di resettlement. Il suo intervento in questa direzione e il suo appello a una maggiore solidarietà viene quindi accolto con piacere come segnale del suo sostegno.

Infine, sforzi collettivi e coerenti da parte della Comunità Internazionale per una solida e duratura stabilità della Libia – attraverso i lodevoli sforzi delle Nazioni Unite e del Rappresentante Speciale del Segretario Generale della Libia, Ghassan Salamé, in relazione al Processo di Berlino – sarebbero determinanti al fine di creare un ambiente politico, sicuro e basato sulla “rule of law” per una gestione più efficiente di tutti gli aspetti relativi alla delicata e complessa questione migratoria in Libia. Contiamo sul sostegno del Consiglio d’Europa e di tutti i suoi Stati Membri per raggiungere quest’obiettivo.

Sarebbe un piacere discutere nuovamente la questione con lei.

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