Naufragio dei bambini: niente assoluzione per chi ha ritardato i soccorsi

Tipologia del contenuto:Comunicati stampa

Lo scorso 25 giugno 2024, la Corte d’Appello di Roma ha confermato in secondo grado la sentenza di prescrizione emessa dal Tribunale di Roma a carico di due alti ufficiali di Marina e dei responsabili civili per la cd strage di bambini dell’11 ottobre 2013. Rigettate le richieste assoluzioni.

ASGI è costituita nel processo con l’Avv. Stefano Greco.

La vicenda oggetto della sentenza è il cd. naufragio dei bambini (prevalentemente siriani), anche ricordato come “caso Libra”, dal nome della nave militare italiana che non portò immediatamente soccorso ai naufraghi. L’imbarcazione di fortuna su cui si trovavano i naufraghi si rovesciò l’11 ottobre 2013 pochi giorni dopo il cd. naufragio di Lampedusa. 

Nel naufragio trovarono la morte 268 persone, tra cui 60 bambini.

In primo grado il Tribunale di Roma, pur dichiarando la prescrizione del reato, affermò la responsabilità dell’evento da parte degli organi di soccorso dello Stato Italiano, i Ministeri della Difesa e delle Infrastrutture, nella persona di due ufficiali di Marina, all’epoca dei fatti comandanti delle sale operative della Marina Militare e della Guardia Costiera.



I due alti ufficiali aspettarono 5 ore prima di dare l’ordine di soccorso, nonostante Malta avesse segnalato che l’imbarcazione fosse sovraccarica ed instabile e non ordinarono alla nave Libra della Marina Militare di procedere con urgenza al soccorso.

La difesa dei due ufficiali si basava su una sbagliata prassi operativa, seguita fin dal 2006 dalle autorità italiane (effetto del cd. accordo operativo Pisanu), per la quale una imbarcazione sovraccarica di migranti in navigazione, anche se priva di sistemi individuali o collettivi di soccorso, priva di equipaggio, di strumentazione tecnica e, perciò, instabile, non vada immediatamente soccorsa, perché non considerata immediatamente in pericolo, prediligendo le attività investigative e di polizia volte alla repressione dell’immigrazione cd. “clandestina”.

Detto modo sbagliato di operare è causa anche di altri gravi eventi di cronaca, come il naufragio di Cutro e il naufragio dei giorni scorsi di Roccella Ionica. 

Tale  prassi  viene implicitamente dichiarata ora criminogena dalla Corte d’appello di Roma che rigetta totalmente i ricorsi in appello degli imputati e dello Stato italiano responsabile civile, che chiedevano l’assoluzione con formula piena. Si riafferma così la preminenza della tutela della vita umana in mare contro le ragioni securitarie volte ad impedire l’immigrazione incontrollata.

La motivazione della sentenza sarà pubblicata entro i prossimi 90 giorni.

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