Apolidia : Il Network europeo presenta una guida alle buone pratiche

Il network europeo sull’apolidia (European network on statelessness – ENS) – di cui ASGI fa parte – festeggia oggi la Giornata Internazionale dei Diritti Umani, lanciando la sua pubblicazione “Statelessness Determination and the Protection Status of Stateless Persons: a Summary Guide of Good Practices and Factors to Consider when Designing National Determination and Protection Mechanisms” (“Determinazione dell’apolidia e dello status di protezione degli apolidi: guida di buone pratiche e fattori da considerare nella realizzazione di una procedura nazionale e di meccanismi di protezione”).
Gli apolidi sono persone particolarmente vulnerabili in quanto alla possibilità di esercitare i loro diritti e le procedure di determinazione e riconoscimento sono fondamentali per la loro effettiva protezione nel contesto dei flussi migratori. La guida pubblicata dall’ENS può essere utilizzata tanto come strumento di advocacy per la società civile quanto a supporto degli Stati che stanno approntando o desiderano approntare procedure di determinazione dell’apolidia e meccanismi di protezione.
Nel 20° anniversario della sua istituzione da parte dell’Alto Commissario per i Diritti Umani, la Giornata Internazionale dei Diritti Umani è stata intitolata “20 anni: lavorando per i vostri diritti”, ma con un accento sul futuro e sulle sfide che si prospettano. In 20 anni di impegno e risultati nel campo dei diritti umani e guardando alle sfide future, l’apolidia è sicuramente una questione preminente, in cui si colloca lo sviluppo della rete europea sull’apolidia (ENS) e le sue recenti campagne lanciate per accrescere e migliorare la protezione degli apolidi in Europa. La pubblicazione della ‘Guida di buone pratiche’ è una componente chiave di uno dei due obiettivi primari della campagna, ovvero che tutti gli Stati europei adottino misure per introdurre procedure di determinazione dell’apolidia.
Vent’anni fa, l’apolidia era una questione sostanzialmente nascosta, poco conosciuta. Quando l’Alto Commissariato per i Rifugiati (UNHCR) ha cominciato a esplorare attivamente il suo mandato in relazione all’apolidia e quando accademici e ONG hanno iniziato ad affrontare il problema, la nostra comprensione collettiva sulla portata dell’apolidia e del suo impatto umano si è evoluta, permettendoci di rispondere più efficacemente a questa sfida. In questi ultimi 20 anni, l’apolidia ha cessato di essere percepita semplicemente come una “complessa anomalia giuridica” ed è divenuta piuttosto una questione riguardante i diritti umani che deve essere affrontata nel quadro dei diritti umani ed attraverso precisi strumenti internazionali. Ciò fa riflettere sull’impatto che l’apolidia può avere in campi correlati quali lo sviluppo, la sanità, l’economia, gli aiuti umanitari e la sicurezza (per citarne alcuni), con conseguente rafforzamento del dibattito intorno all’apolidia, e di coinvolgimento di nuovi e importanti alleati di altri campi e discipline. La crescita di competenze e interesse sull’apolidia negli ultimi due decenni ben si rispecchia nella storia dell’ENS, che è nata come una idea, un progetto nel 2010, si è poi evoluta in un dibattito informale tra alcune organizzazioni nel 2011 e oggi è una rete operativa della società civile con oltre 50 organizzazioni membri in più di 30 paesi europei.
L’identificazione degli apolidi è un processo importante, necessario per garantire la conformità sia alla Convenzione relativa allo status degli apolidi del 1954 sia al diritto internazionale di tutela dei diritti umani. L’obbligo dello Stato di non discriminare gli apolidi, ad esempio, può essere pienamente rispettato solo se gli Stati sono a conoscenza di chi tra la propria popolazione è apolide.
La mancata attuazione di procedure di determinazione eque, accessibili, non discriminatorie e non arbitrarie, che rispettano le norme sostanziali e procedurali derivanti dal diritto internazionale, determinerebbe il rischio che a persone non adeguatamente identificate come apolidi possa essere negata la protezione cui hanno diritto.
Vent’anni fa, solo due Paesi (Francia e Italia) avevano messo in atto procedure per identificare e proteggere gli apolidi. Oggi ce ne sono dodici, con molti altri che hanno assunto impegni in questo senso. La Guida ENS guarda a questi dodici Stati, all’UNHCR, agli esperti, al diritto internazionale, per estrapolare le buone pratiche che gli Stati in procinto di implementare nuove procedure dovrebbero prendere in considerazione, adattandole e replicandole.
Di conseguenza, questo è un esercizio di “guardare indietro per andare avanti” – che va al cuore del tema della celebrazione di quest’anno. Guardando ai prossimi anni, l’ENS rimane impegnata sul tema dell’apolidia a livello europeo e mondiale. L’identificazione degli apolidi è un primo fondamentale passo verso la protezione e l’ENS spera che questa Guida possa contribuire alla crescita del movimento per i diritti umani per proteggere gli apolidi e portare alla fine dell’apolidia stessa in futuro.

 

Scarica la guida 
 
Una copia cartacea puo’ essere richiesta al coordinatore dell’ENS Chris Nash scrivendo all’indirizzo info@statelessness.eu

 

Il Consiglio Italiano per i Rifugiati e Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione sono i membri italiani della rete ENS – European Network on statelessness.

 

Per informazioni si prega di contattare
– ASGI – Elena Rozzi – info@asgi.it
– CIR – Daniela Di Rado – dirado@cir-onlus.org