“Institutional discrimination and local chauvinism”: il contenzioso strategico di ASGI sul Journal of Ethnic and Migration Studies

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Il ruolo degli avvocati e delle avvocate nel contrastare le discriminazioni istituzionali nell’accesso al welfare in Italia a partire dalle cause strategiche dell’ASGI e delle attività sviluppate nel progetto L.A.W. in un articolo pubblicato sul Journal of Ethnic and Migration Studies.

Tra il 2022 e il 2023 ASGI ha realizzato, in collaborazione con il Centro Studio Medì di Genova, il Progetto L.A.W. – Leverage the access to welfare, co-finanziato dalla Commissione Europea. L’obiettivo principale del progetto era promuovere la parità di accesso al welfare sul territorio italiano, attraverso un approccio giuridico e socio-economico, per garantire la corretta applicazione della normativa antidiscriminatoria italiana ed europea.

Nell’ambito del progetto, vari soci e socie ASGI con esperienza pluriennale nel contenzioso antidiscriminatorio hanno collaborato con il CSMedì per la stesura di una ricerca socio-economica, poi confluita nel rapporto finale del progetto “Quando discriminano le istituzioni: uguaglianza, diritti sociali e immigrazione”.

Tali contenuti sono stati oggetto di approfondimento in un articolo “Institutional discrimination and local chauvinism. The combative role of pro bono lawyers in defence of migrant minorities’ welfare rights”, a cura di Maurizio Ambrosini, Samuele Davide Molli e Mariastella Cacciapaglia, pubblicato in open access sulla rivista Journal of Ethnic and Migration Studies il 26 giugno 2024.

Il paper ripercorre la ricerca realizzata per il Progetto L.A.W. e analizza il ruolo degli avvocati e delle avvocate nel contrastare le discriminazioni istituzionali nell’accesso al welfare in Italia.

Il tema dell’articolo è la discriminazione istituzionale in relazione all’accesso al welfare delle minoranze migranti in Italia, con un focus specifico più locale. A partire dalle cause strategiche contro le discriminazioni, emerge l’importanza del ruolo dell’advocacy legale pro bono nell’identificare e rimuovere i divieti discriminatori introdotti dalla pubblica amministrazione verso le minoranze migranti. Da un lato, il documento esamina i criteri di esclusione espliciti e impliciti che sono stati introdotti dalle amministrazioni locali. Dall’altro, vengono illustrate le ragioni alla base delle norme discriminatorie, evidenziando perché e come il “prima gli italiani” sia diventato una politica di welfare diffusa a livello locale e in che misura tale sentimento abbia portato a un’ostinata resistenza all’applicazione di principi antidiscriminatori. Infine, il documento porta all’attenzione la serie di ostacoli che gli avvocati e le avvocate pro bono incontrano nella loro attività, mostrando quali problemi influenzano il loro lavoro contro la discriminazione istituzionale in Italia.

Il Journal of Ethnic and Migration Studies (JEMS) è un’importante rivista scientifica con un interesse di lunga data per un dibattito politico informato. La rivista pubblica i risultati di ricerche di prim’ordine su tutte le forme di migrazione e le sue conseguenze, insieme ad articoli su conflitti etnici, discriminazione, razzismo, nazionalismo, cittadinanza e politiche di integrazione. I contributi alla rivista sono tutti sottoposti a una rigorosa revisione paritaria, basata sul vaglio iniziale dell’editore e sulla revisione anonima da parte di almeno due referee anonimi.

Ringraziamo gli autori e l’autrice dell’articolo per il lavoro realizzato insieme e per la gradita segnalazione, riportando di seguito le conclusioni che traggono dal loro approfondimento.

Dal nostro studio sono quindi emerse luci e ombre. Anche queste sono in linea con l’idea di campo di battaglia. L’introduzione di criteri di esclusione, come una polarità, è ostacolata da sentenze giuridiche di inclusione; queste forze si scontrano, producendo un campo di continua tensione per definire chi è (il)legittimato a ricevere solidarietà. Questo è anche il motivo per cui il contrasto alla discriminazione istituzionale richiede non solo un adeguato apparato giuridico, ma un diffuso e ben attrezzato “ethos antidiscriminatorio” (Amiraux e Guiraudon Citation 2010, 1703), per evitare che gli avvocati rimangano le uniche sentinelle contro l’esclusione delle minoranze migranti dal welfare.

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