Serve un visto di ingresso per la ricerca di lavoro

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Ecco la nostra proposta per ridurre le disuguaglianze e per smascherare cosa si nasconde dietro la proposta di chiudere i confini.

Abbandonata dal 2004 la programmazione triennale dei flussi di ingresso, oggi non riusciamo a rispondere  alle richieste degli imprenditori e alimentiamo una enorme bolla del lavoro nero. Bisogna cambiare.

La scelta di chiusura dei confini non è nemmeno dal punto di vista economico quella preferibile e allora dobbiamo chiederci quale sia l’alternativa possibile.

Da tempo proponiamo l’introduzione di un visto di ingresso per ricerca di lavoro di durata annuale e la possibilità di una sua trasformazione in permesso per lavoro e, in mancanza di lavoro, il rientro volontario nel paese di origine tramite un programma di supporto.

La mancanza di vincoli all’ingresso stringenti come quelli attuali renderebbe facilmente digeribile il rientro nel proprio paese, perché si potrebbe venire ancora in Italia con lo stesso sistema e tutto ciò eliminerebbe anche i costi (economici, sociali, amministrativi) della detenzione e espulsione amministrativa.


Il nostro contributo, elaborato da Dario Belluccio e Anna Brambilla a partire dal nostro appello ai partiti per le elezioni del 25 settembre 2022, e pubblicato sul Domani.


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