Pubblicato il 7° Rapporto annuale GRETA sulla tratta di esseri umani

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Il gruppo di esperti sull’azione contro il traffico di esseri umani del Consiglio d’Europa pubblica il rapporto sulle attività relative al periodo 1° gennaio – 31 dicembre 2017.

Nel settimo rapporto generale il gruppo GRETA ha inteso valutare, in particolare, l’effettiva applicazione da parte degli Stati delle norme della Convenzione sulla lotta contro la tratta di esseri umani relative allo sfruttamento lavorativo. L’esigenza di focalizzarsi su questa tematica si giustifica, da un lato, con le preoccupazioni del Gruppo di esperti in merito all’effettivo adeguamento degli Stati alle obbligazioni ad essi imposte e dall’altro in ragione delle carenze sussistenti in relazione alla identificazione delle vittime e alle misure di protezione garantite. Per quanto il fatto che tutti gli Stati, con la solo eccezione della Russia, abbiano ad oggi ratificato la Convenzione costituisca sicuramente un elemento fondamentale per assicurare una generalizzata tutela alle vittime di tratta, il rapporto sottolinea come l’effettiva applicazione della disciplina in essa contenuta rimanga una questione piuttosto critica e ciò soprattutto con riferimento allo sfruttamento lavorativo.  Infatti in alcuni paesi fra cui il Belgio, Cipro, la Georgia, il Portogallo, la Serbia e il Regno Unito questa forma di sfruttamento risulta addirittura più frequente rispetto ai casi di tratta a scopo sessuale.  Si pensi, per esempio, che a Cipro il numero delle vittime è cresciuto di un terzo nel 2013 e di due terzi nel 2015 mentre in Moldavia i casi di sfruttamento sono aumentati dal 29% nel 2011 al 44% nel 2105. Per quanto le percentuali registrate nei diversi Stati siano considerevolmente differenti, un generale aumento del fenomeno si è verificato in tutti i paesi. In ragione di ciò e a fronte del dilagarsi dello sfruttamento lavorativo, appare urgente l’esigenza di attuare interventi che assicurino ampi livelli di cooperazione fra gli Stati, la società civile, le organizzazioni dei lavoratori e il settore privato e ciò nell’ambito di un approccio globale che preveda, tra le altre misure, anche l’elaborazione di dati statistici indicativi del sesso, dell’età, del tipo di sfruttamento e del paese di origine e di destinazione in modo tale da consentire un’attenta attività di monitoraggio.

Difatti, la tratta per sfruttamento lavorativo costituisce  una delle ipotesi più problematiche di quella che viene definita “modern-day slavery” è ciò in ragione della mancanza di criteri interpretativi e applicativi uniformi degli standard lavorativi e della nozione di sfruttamento; a ciò si aggiunge il fatto che spesso le vittime preferiscono evitare di intraprendere azioni legali o di testimoniare contro i trafficanti a fronte del rischio di perdere il posto di lavoro e nella maggior parte dei casi anche l’alloggio da essi fornito.

Il report riporta inoltre che le vittime identificate sono principalmente gli uomini che lavorano nel settore dell’agricoltura, dell’edilizia, della pesca, nel settore manifatturiero e dei servizi di pulizia. Infatti, per quanto il fenomeno si verifichi anche nei confronti delle donne occupate nel settore domestico e dell’assistenza i casi di sfruttamento di questo tipo risultano di più difficile identificazione in quanto spesso avvengono all’interno degli stessi nuclei familiari nell’ambito di matrimoni forzati o fittizi.

I dati forniti da GRETA testimoniano come il fenomeno della tratta per sfruttamento lavorativo non si realizzi esclusivamente a livello transazionale risultando frequente anche all’interno dello stesso paese di residenza o di origine. Difatti la disoccupazione, il crescente sviluppo dell’economia sommersa e la domanda di manodopera a basso costo sono stati fattori che hanno favorito lo sviluppo del fenomeno anche all’interno dello Stato. In particolare, si sta recentemente sviluppando una nuova forma di reclutamento realizzata via internet che consente l’individuazione di un ampissimo numero di potenziali vittime.

Per quanto riguarda più specificamente la situazione italiana, dal rapporto GRETA emerge chiaramente come le maggiori difficoltà incontrate nel contrasto allo sfruttamento lavorativo derivano dall’ampia estensione dell’economia sommersa in alcuni settori come l’agricoltura, l’edilizia e l’industria tessile e dal numero elevato di migranti irregolari in essi occupati. A fronte di tali criticità il gruppo di esperti ha invitato le autorità ad intraprendere misure atte a ridurre la vulnerabilità degli stranieri irregolari intervenendo eventualmente anche sulle disposizioni nazionali in materia di immigrazione.

 

 

Il report GRETA

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