Reddito di cittadinanza e residenza effettiva: riscontri positivi da alcuni Comuni e Uffici INPS

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Da diversi mesi il servizio antidiscriminazione dell’ASGI riceve segnalazioni di persone a cui l’INPS ha revocato il reddito di cittadinanza e richiesto la restituzione dell’importo percepito. Nella maggior parte dei casi, si tratta di persone straniere – ma non solo – a cui viene contestato di non aver risieduto in Italia per almeno 10 anni al momento della presentazione della domanda.

L’ASGI ha più volte sottolineato come il requisito di 10 anni di residenza costituisca una discriminazione indiretta e neghi il diritto alla parità di trattamento nell’accesso alle prestazioni sociali previsto dalla normativa europea. Sono numerose le cause depositate davanti ai tribunali italiani da avvocati dell’associazione, che contestano in toto la legittimità del requisito. Accogliendo i dubbi su tale legittimità, la Corte d’Appello di Milano ha recentemente rinviato la questione alla Corte costituzionale.

In attesa delle pronunce dei giudici, il servizio continua a fornire consulenze e supporto, nell’ambito del progetto L.A.W., anche a persone che risiedevano in Italia da 10 anni al momento della domanda, ma si sono comunque viste revocare il reddito di cittadinanza perché non registrati all’anagrafe da almeno 10 anni.

Una circolare del Ministero del Lavoro di aprile 2020 ha chiarito che, nei casi in cui la iscrizione anagrafica decennale sul territorio Italiano non sia riscontrata dal comune di competenza, si potrà valutare piuttosto la residenza effettiva del richiedente, “mediante oggettivi e univoci elementi di riscontro”.  

Le persone a cui il RdC è stato revocato per “mancanza del requisito di residenza” ma che risiedevano regolarmente in Italia da almeno 10 anni al momento della domanda possono dunque presentare al proprio comune documentazione medica, vecchi permessi di soggiorno, estratti conto previdenziali, contratti di lavoro, etc. che dimostrino la loro presenza regolare in Italia per il periodo che viene loro contestato.

Per maggiori informazioni sul punto si possono consultare la scheda e l’infografica.

Nel mese di maggio, due tra i casi seguiti dal Servizio Antidiscriminazione dell’ASGI hanno ricevuto il ripristino del RdC avendo provato la residenza effettiva di dieci anni. Dopo aver ricevuto le segnalazioni dagli utenti, l’ASGI ha inviato una lettera al Comune di residenza degli interessati, indicando il periodo di residenza effettiva in Italia e allegando relativa documentazione. Gli Uffici dei Comuni hanno effettivamente constatato la sussistenza della residenza decennale e hanno di conseguenza comunicato la rettifica all’INPS sulla piattaforma GEPI. Gli Uffici INPS hanno poi annullato, nelle settimane successive, il proprio provvedimento di revoca, ripristinando l’erogazione del reddito di cittadinanza agli interessati.   

E’ importante rilevare che in altri casi le comunicazioni dell’ASGI non hanno ricevuto risposta, e una rapida risoluzione della questione sembra dipendere dalla buona volontà e dall’efficienza degli uffici comunali e dell’INPS.

C’è da auspicare una maggiore presa di responsabilità dei singoli comuni, i cui residenti spesso non sono informati della possibilità di far valere la residenza effettiva e si vedono obbligati a restituire ingenti somme che in realtà non sarebbero dovute.

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