Gli avvocati e le avvocate della Sezione piemontese dell’ASGI, quale organizzazione rappresentativa dei diritti di persone e straniere in Italia, invitano le associazioni e la società civile a partecipare, il 20 aprile 2023 alle 8.30 davanti all’Ufficio Immigrazione della Questura di Torino in Corso Verona 4, al presidio per denunciare pubblicamente le inefficienze e le illegalità che da tempo affliggono questo ufficio.
La scarsa considerazione dell’interesse delle persone migranti alla sollecita disamina delle pratiche inerenti al loro soggiorno compromette i loro diritti fondamentali e causa una gestione caotica del fenomeno migratorio.
La situazione dell’Ufficio Immigrazione di Corso Verona 4
L’Ufficio Immigrazione di Corso Verona rappresenta il passaggio obbligato per tutte le persone straniere che si trovano a Torino e provincia e che vogliono ottenere o rinnovare un permesso di soggiorno.
Quotidianamente si rivolgono agli sportelli di C.so Verona 4 centinaia di persone, tra cui lavoratori e lavoratrici, richiedenti asilo in fuga da guerre e persecuzioni, nuclei familiari con figli minori, persone malate e vulnerabili, minori non accompagnati. Tutte hanno la stessa esigenza: il rilascio e il rinnovo dei loro documenti di soggiorno in Italia. Una volta in Corso Verona, tutte queste persone si ritrovano accomunate dagli stessi problemi:
- Lunghissime e caotiche file all’ingresso. Le persone iniziano a mettersi in coda dalle 4-5 del mattino, in qualsiasi condizione atmosferica, senza alcuna certezza di riuscire a entrare quel giorno. Coloro che hanno un lavoro, dipendente o autonomo, perdono giornate intere, con conseguente danno per le attività produttive e per se stessi.
- Impossibilità di prendere appuntamento avvalendosi di delegati: la Questura richiede la presenza personale dell’interessato anche solo per fissare l’appuntamento per la presentazione della pratica;
- Tempi incerti e sempre lunghissimi per il rilascio/rinnovo dei permessi di soggiorno a qualsiasi titolo: non è raro che intercorrano molti mesi, se non anni, dalla domanda al rilascio effettivo del permesso.
- Impossibilità di verificare online lo stato della pratica: a causa dell’incertezza dei tempi delle varie procedure, e dell’impossibilità di verificare online lo stato della pratica, le persone sono costrette a tornare numerose volte, sempre di persona, solo per poter avere informazioni sullo stato della pratica.
- Impossibilità di fatto per i richiedenti asilo di presentare domanda di protezione internazionale: le persone provenienti da paesi in guerra e provate da viaggi estenuanti, sono costrette a recarsi di fronte agli uffici per settimane o mesi, per sperare un giorno di rientrare tra i pochi cui, in modo completamente discrezionale, la Questura consente di presentare la domanda di protezione internazionale. Questa è una delle problematiche più gravi, perché, oltre a eludere precise norme di legge, incide pesantemente sui diritti e sulle condizioni di vita di persone, anche vulnerabili, che chiedono protezione.
- Costanti limitazioni alla registrazione delle domande di riconoscimento della protezione internazionale o di permesso per minore età nei confronti dei migranti che si dichiarano minori, che non abbiano ancora ottenuto un provvedimento di ratifica dell’età da parte del Tribunale per i Minorenni;
- Controlli sommari e arbitrari sul merito delle domande di permesso di soggiorno da parte del personale preposto all’ingresso, che, difformemente dalle norme sul procedimento amministrativo (legge 241/90), vaglia in modo informale la documentazione in possesso delle persone straniere e decide, senza darne conto in alcun provvedimento scritto, circa la loro idoneità, rilevanza e ammissibilità.
Infine sono stati segnalati da numerosi utenti comportamenti inappropriati, talvolta incivili e aggressivi da parte del personale della Questura (addirittura sono state riferite urla, minacce e spintoni); ricambi del personale in organico hanno determinato un sensibile miglioramento sotto questo profilo; tuttavia preoccupa la persistenza delle criticità sopra evidenziate che costituisce il sostrato su cui si possono re-innescarsi dinamiche patologiche e inappropriate nei rapporti tra l’utenza e l’Ufficio
La risonanza nella stampa locale e nazionale
La cronaca locale e nazionale si è occupata più volte del problema, a partire almeno dal 2020, denunciando “Code di otto ore”, “L’odissea dei permessi di soggiorno”, che ha reso necessario addirittura l’intervento della Protezione Civile, e indotto la stampa a chiedersi cosa ci voglia per rispettare la dignità degli stranieri. Insomma, “un ufficio intasato” che “blocca la vita dei migranti”.
Le inefficienze imputabili all’Ufficio immigrazione della Questura di Torino nella gestione delle pratiche concernenti il soggiorno di persone straniere, sono già state segnalate pubblicamente con una lettera aperta a cui hanno aderito numerose associazioni operanti nel territorio piemontese, , e ripresa dalla stampa nazionale. L’ L’iniziativa era stata dettata dalle numerose segnalazioni da parte di persone straniere di ritardi e violazioni da parte del personale della Questura. Ad oggi, non è stata data nessuna risposta alla lettera, né è stato dato alcun segnale che mostri anche solo l’intenzione di risolvere a livello locale il problema.
Quest’ultimo sembra anzi destinato ad aggravarsi per via dell’aumento dei richiedenti asilo, dell’accumulo di pratiche inevase e della chiusura di almeno parte dei locali per inagibilità.
Il pregiudizio per diritti individuali e collettivi
La situazione sopra descritta causa un impatto negativo diretto sulla vita delle persone straniere. In mancanza di un permesso di soggiorno, infatti, non è possibile ad esempio lavorare, iscriversi all’anagrafe, o avere un medico di base.
Inoltre, sono lesi interessi di cittadini italiani, come ad esempio di datori di lavoro che devono sopportare numerose e prolungate assenze dei loro dipendenti impegnati in interminabili code agli sportelli.
Ma anche chi, aderendo a politiche che vedono con sfavore il fenomeno migratorio, persegue in via prioritaria l’ interesse alla sicurezza e all’ordine pubblico e al contenimento dei flussi migratori, dovrebbe convenire con l’esigenza di avere un Ufficio Immigrazione che funzioni in modo efficiente.
Da questo punto di vista, ad esempio, la verifica della permanenza dei requisiti di soggiorno dovrebbe essere assicurata con tempi celeri.
Una Pubblica Amministrazione efficiente dovrebbe essere auspicabile non solo da chi vuole tutelare i diritti e gli interessi legittimi degli stranieri, ma anche da chi vorrebbe “governare” e “regolamentare” l’immigrazione. E ciò si fa in primo luogo ricevendo, esaminando e decidendo, in modo celere e tempestivo, tutte le richieste presentate da parte di coloro che aspirano ad acquisire o a mantenere una condizione di soggiorno regolare.
Le cause giudiziarie e il motivo di un presidio davanti ai locali della Questura
Per tutelare i diritti individuali delle persone straniere, gli avvocati e le avvocate hanno promosso ricorsi e cause giudiziarie risultati in condanne nei confronti dell’amministrazione, a volte anche costretta a pagare, con denaro pubblico, le spese del giudizio.
È però evidente che la via giudiziaria non può rappresentare la soluzione. Attraverso di essa è possibile dare una risposta a controversie individuali in casi specifici, non affrontare disservizi sistemici.
Se la Pubblica Amministrazione quotidianamente si dimostra impreparata a gestire un flusso di domande fisiologicamente dovuto alla numerosa comunità straniera presente sul territorio, neppure con centinaia o migliaia di ricorsi all’Autorità Giudiziaria sarà possibile risolvere tali carenze. La gestione ordinaria delle pratiche amministrative non passa insomma per le aule dei Tribunali.
Gli avvocati e avvocate dell’ASGI sono quindi consapevoli dell’impossibilità (pratica, non teorica) di trasferire all’Autorità Giudiziaria un problema la cui soluzione presuppone la volontà politica di stanziare risorse umane e materiali adeguate.
Per questo hanno deciso di manifestare pubblicamente: una forma di difesa dei diritti certamente atipica per la professione forense, ma necessaria per segnalare alla collettività la gravità e l’urgenza della situazione, per manifestare solidarietà alle persone i cui diritti e interessi vengono ingiustamente compressi, e per chiedere alle autorità competenti una soluzione adeguata e duratura.
Per tutte queste ragioni, gli avvocati e avvocate della sezione piemontese dell’ASGI
INVITANO
Tutte le associazioni e cittadini/e interessati/e a partecipare al presidio che si terrà il 20 Aprile 2023 dalle 8,30 alle 12,30 davanti ai locali della Questura in Corso Verona 4 per chiedere, tra le altre cose:
- La riorganizzazione dell’Ufficio Immigrazione così che possa svolgere adeguatamente le proprie funzioni, nel segno di una ritrovata legalità.
- Lo stanziamento di risorse umane e materiali adeguate al numero di richieste e pratiche da evadere.
- L’istituzione di un sistema elettronico per la gestione delle pratiche (altre questure anche piemontesi hanno da tempo adottato un sistema di prenotazione elettronico quantomeno per le domande di rinnovo dei permessi già rilasciati, come ad esempio la piattaforma Prenotafacile in uso presso la Questura di Cuneo).
- La possibilità di avere online informazioni sullo stato della pratica, come la conclusione dell’iter, la possibilità di ritirare il documento una volta pronto, o la necessità di presentarsi per ricevere altre comunicazioni (ad es. richieste di integrazioni); ciò aiuterebbe in modo rilevante a ridurre le code, sfrondandole di coloro che si recano in Questura solo per avere informazioni.
- L’esame formale nel merito di tutte le istanze presentate, senza alcun vaglio preventivo, sommario o informale circa la loro ammissibilità, completezza o fondatezza.
- Il rispetto delle precise tempistiche previste dalla legge per formalizzare le domande di protezione internazionale da parte dei richiedenti asilo.
Per informazioni e contatti: piemonte@asgi.it