Centro Internazionale per lo Sviluppo delle Politiche Migratorie (ICMPD): I manager delle migrazioni

Come una piccola organizzazione lontana dal controllo pubblico sta contribuendo a ridefinire la politica migratoria dell’Europa

Segnaliamo l’inchiesta di Vera Deleja-Hotko, in collaborazione con Nidzara Ahmetašević, Zach Campbell, Lorenzo D’Agostino pubblicata il 19 maggio 2023 su Fragdenstaat

“Rendere migliore la migrazione”, è ciò che il Centro Internazionale per lo Sviluppo delle Politiche Migratorie (ICMPD) promette ai suoi membri. L’ICMPD assiste gli stati dietro le quinte, crea reti internazionali e diventa essa stessa attiva nelle regioni di confine dell’UE. È un’organizzazione sconosciuta ai più, ma al tempo stesso è divenuta un attore importante nella politica migratoria dell’Unione Europea.

Insieme ad un gruppo di giornalisti internazionali, abbiamo indagato sulle reali attività dell’ICMPD. Abbiamo trasmesso numerose richieste in forza delle leggi dell’UE e della Germania sulla libertà di informazione, ricevendo centinaia di documenti in risposta. In più, siamo riusciti a visionare documenti interni di ICMPD, alcuni dei quali pubblicheremo oggi dopo un’attenta analisi ed una prudente considerazione. Abbiamo condiviso le nostre scoperte in anteprima con ZDF Magazin Royale e con il quotidiano austriaco Der Standard, e insieme abbiamo coordinato gli articoli.

La nostra indagine conduce alle frontiere esterne dell’Unione Europea nei Balcani Occidentali e in Nord Africa; ai campi di addestramento per la polizia di frontiera e “la gestione dei cadaveri”, nonché al ruolo svolto non solo da ministri e governi, ma anche dalla Polizia Federale Tedesca, un ex vice-cancelliere austriaco e il colletto bianco ricercato in tutto il mondo Jan Marsalek.

Le nostre ricerche rivelano che:

  • Come organizzazione internazionale, l’ICMPD è soggetta a pochi obblighi di trasparenza. Ciò le consente di creare ed ospitare spazi dove i Paesi membri come la Germania possono discutere di politiche migratorie al riparo dall’opinione pubblica.
  • L’ICMPD supporta direttamente ed indirettamente gli agenti di frontiera in Libia, Marocco e Tunisia – autorità accusate di gravi violazioni dei diritti umani. Facendo ciò, l’ICMPD sta contribuendo a spingere i confini esterni dell’Unione Europea verso il Nord Africa. Al momento, l’UE sta discutendo anche l’introduzione di procedure di frontiera ai confini esterni europei come parte della riforma del sistema di asilo.
  • L’ICMPD offre supporto nelle espulsioni dai paesi di transito dove non sussiste alcun sistema di asilo equo.
  • L’ICMPD ha co-sviluppato idee per un controverso progetto di asilo – riguardante anche la Germania. In tale processo, l’ICMPD ha lavorato fianco a fianco con Jan Marsalek, un colletto bianco criminale che da allora è sparito dalla circolazione. 

L’ICMPD è stato fondato nel 1993. Lo scopo dell’organizzazione era di rendere possibile lo scambio di vedute sulle politiche migratorie. A causa del conflitto in Jugoslavia, l’attenzione era principalmente sui Balcani. Circa due decenni più tardi, il focus dell’ICMPD sarebbe mutato radicalmente.

Michael Spindelegger è stato nominato Direttore Generale di ICMPD nel 2016. È stato vice-cancelliere austriaco, già Segretario Generale dell’ÖVP, il partito di governo più grande del Paese, e il “padrino” politico dell’ex cancelliere austriaco Sebastian Kurz. Commentando il suo arrivo nell’ICMPD, Spindelegger ha dichiarato in un’intervista: “Voglio dare all’organizzazione più visibilità e peso politico”. 

Sin dall’insediamento di Spindelegger, i progetti, lo staff e il budget annuale dell’ICMPD sono aumentati costantemente. Mentre nel 2015 il budget era di 16.8 milioni di euro, nel 2022 era già salito a 74.5 milioni. Il 56% dei fondi ricevuti nel 2022 dall’ICMPD provenivano dalla Commissione Europea. Il resto è stato ricevuto da Stati membri dell’UE, Paesi di transito e Paesi di origine: i membri dell’ICMPD.

Termini tecnocratici per celare la reale essenza

ICMPD descrive la sua attività principale come un modello a tre pilastri di “gestione dell’immigrazione”: ricerca, dialogo e sviluppo di capacità. L’organizzazione redige studi sull’immigrazione, accompagna gli Stati ai tavoli dei negoziati e poi implementa ciò che i governi hanno deciso. Ma ciò che appare banale nella teoria, genera conseguenze di vasta portata nella pratica.

“Ritengo che la nozione di gestione della migrazione piaccia a molte persone perché rende la migrazione un problema tecnocratico”, spiega Jeff Crisp. Crisp è stato un membro senior dello staff dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), ed è un esperto di migrazione. Il termine “gestione della migrazione”, secondo lui, è così popolare fra governi ed organizzazioni perché cela la reale natura delle loro azioni e non richiede di parlare apertamente di restrizioni e deterrenza. 

Nel 2020, il capo dell’ICMPD Spindelegger ha descritto in varie interviste come concepisce una “gestione della migrazione” di successo. Gli Stati membri dell’UE dovrebbero collaborare maggiormente con i Paesi di origine per una “politica di ritorni più efficiente”, cioè per rimpatriare più persone. Le richieste di asilo dovrebbero essere valutate in pochi giorni nella prossimità delle frontiere, circostanza che le organizzazioni per i diritti umani criticano perché non assicura un tempo sufficiente per una valutazione corretta. Allo stesso modo, il capo dell’ICMPD sostiene che i migranti andrebbero selezionati a seconda delle necessità delle imprese nei Paesi di destinazione.

Queste idee sono state ampiamente criticate da attivisti per i diritti umani ed avvocati, ma sono coerenti rispetto alla linea politica di molti governi europei, specialmente alla luce dell’attuale dibattito sulla riforma del sistema di asilo europeo.

All’inizio del 2023, la necessità di rimpatri e della cooperazione con i Paesi terzi è ora pubblicamente il dogma della politica migratoria europea. In Germania, la coalizione di governo è pervenuta, dopo un summit, a conclusioni che sono di fatto contrarie agli accordi di coalizione: il governo vuole più rimpatri, le procedure di asilo alle frontiere esterne dell’UE, accordi con i Paesi terzi, come dimostra un documento pubblicato di recente. Per assicurare più rimpatri, la Germania ha persino costituito il proprio delegato speciale sin dall’inizio dell’anno. 

Questo orientamento strategico è stato discusso per un po’ di tempo, ma in un contesto informale: tavoli di negoziati, eventi e congressi come quelli organizzati dall’ICMPD. Fino ad adesso, tuttavia, poco di tutto ciò ha raggiunto il mondo esterno, perché l’ICMPD non ha quasi alcun obbligo di trasparenza. 

Colloqui dietro le quinte e commenti razzisti

Dal punto di vista giuridico, l’ICMPD è un’“organizzazione internazionale” – un’associazione intergovernamentale che svolge compiti sovranazionali. Ha lo stesso status, ad esempio, dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio” (OPEC). In qualità di organizzazione internazionale, L’ICMPD non paga le tasse, è difficilmente perseguibile in tribunale e non può esser chiamata innanzi ad alcun parlamento per rendere informazioni. 

Questo status speciale sembra esser ben accolto soprattutto dagli Stati membri dell’UE le cui politiche migratorie sono particolarmente controverse. Ad esempio, secondo i verbali di una riunione con Spindelegger nel luglio 2020, l’ex viceministro dell’immigrazione della Grecia ha dichiarato che “ICMPD può fornire un forum flessibile ed informale (per le discussioni) senza la pressione dei mezzi di informazione; un Forum per risolvere i problemi”. Una soluzione che probabilmente avrebbe voluto discutere all’epoca era la fortemente criticata legge sull’asilo, che contemplava la possibilità di trattenere su di una base generale i richiedenti asilo la cui istanza fosse stata denegata.

Nel contesto informale fornito dall’ICMPD, sembra che alcuni osino formulare ciò che probabilmente sarebbe fortemente criticato dal pubblico. Un rappresentante del Ministro olandese della Giustizia e Sicurezza, in uno scambio informale con i rappresentanti degli Stati membri e delle istituzioni europee su “La Protezione della Sicurezza Umana e Pubblica nella Nuova Agenda per la Migrazione” ha dichiarato che “Il Trattato sui Rifugiati non è il problema”, a differenza della Convenzione Europea sui Diritti Umani. Secondo il rappresentante, “il diritto di richiedere asilo rende il controllo delle migrazioni “molto complicato”.

Le indiscrezioni sui lavori interni dell’ICMPD sono fornite da un rapporto sulla diversità interno del 2019, che siamo stati in grado di visionare. La metà degli intervistati ha affermato di ritenere che non tutti gli impiegati avessero le medesime opportunità. Più di uno su tre ha dichiarato di esser stato discriminato o molestato mentre lavorava presso l’ICMPD. Analogamente, il rapporto ha rilevato che gli impiegati regolarmente fanno commenti razzisti e discriminatori sulle persone che provengono dalle regioni dove l’ICMPD lavora – specialmente dal continente africano. 

Quando gli è stato richiesto di dare conto, l’ICMPD ha dichiarato che erano state prese “misure interne” e che saranno “soggette presto ad una nuova revisione”. 

Esternalizzazione dei confini dell’UE.

Nel 2015, l’Unione Europea ha lanciato il Fondo fiduciario per l’Africa con un budget di finanziamento pari a 5 miliardi di euro. Era una reazione indiretta ai numeri crescenti di migranti in arrivo in Europa. Da allora, i fondi europei scorrono verso gli stati nordafricani e alle loro istituzioni di frontiera per lo sviluppo tecnologico e del personale, fra le altre cose – e l’ICMPD sta collaborando a tutto ciò. 

Esattamente ciò che appare è stato rivelato in una riunione a gennaio 2019 fra Spindelegger e la Commissione Europea. Si è detto che era stato concluso un accordo con il Marocco per le “operazioni di assistenza al controllo delle frontiere” da parte dell’ICMPD. Un’indagine precedente mostra come, nel corso di questo progetto, siano state consegnate tecnologie di sorveglianza che consentono l’accesso a telefoni protetti. Secondo un ex dipendente dell’ICMPD, non c’erano meccanismi atti a prevenire gli abusi da parte del Marocco, come il ricorso a tale tecnologia per prendere di mira attivisti, accademici e giornalisti. 

In più, la riunione fra l’ICMPD e la Commissione Europea si riferisce alla sicurezza di frontiera tramite “l’erogazione di addestramento e assistenza tecnologica” in Libia. L’UE rimarca come il coinvolgimento dell’ICMPD sia finalizzato ad accelerare tale processo – per esempio, riguardo al “Libro bianco”, un documento strategico che, seppur non vincolante per le parti coinvolte, fissa le direzioni politiche e i prossimi passi.

Per molti anni, giornalisti e organizzazioni per i diritti umani hanno riportato come i migranti siano sistematicamente respinti nel Mediterraneo centrale e le inumane condizioni detentive che li attendono in Libia. Il fatto che l’UE e alcuni Stati membri supportino la Libia è problematico. Ciò che è meno conosciuto, invece, è quale sia stato il ruolo di mediazione dell’ICMPD nell’elaborazione della strategia. 

Solo pochi mesi dopo che l’UE avesse rimarcato il ruolo di mediazione rivestito dall’ICMPD in tale processo, i rappresentanti di UE, Nazioni Unite, Libia, Francia, Italia e ICMPD si sono riuniti a Tunisi nel giugno 2019. L’obiettivo di tale riunione era l’avvio dell’elaborazione di un documento strategico per una “sicurezza di frontiera e un sistema di controllo pienamente operativi”.

Addestramento e coordinamento con la cosiddetta Guarda Costiera Libica

Avevamo inoltrato una richiesta, in base alla legge UE per la libertà di informazione, per il Libro bianco della Commissione UE, ma ci è stata negata. La motivazione del diniego è stata che, se il documento venisse reso pubblico, la relazione tra l’UE e la Libia verrebbe compromessa. Ciononostante, abbiamo ottenuto il documento e lo pubblicheremo dopo un approfondito esame. È una versione del dicembre 2019, che viene considerata definitiva.

Il documento giustifica il perché l’elaborazione di un simile documento strategico sia necessaria: la Libia avrebbe bisogno di riformare le proprie strutture per ottenere nuovamente il pieno controllo dei suoi confini. Il motivo addotto è che il Paese è di fronte a “enormi sfide” a causa del “flusso di migranti che in gran numero intendono usare la Libia come via di transito per l’Europa.” La migrazione “ha reso più complicata una situazione politica già fragile” e sta compromettendo la sicurezza, la stabilità e il benessere sociale dello Stato e della società libica.

Ciò che questo implicherebbe, con la partecipazione di ICMPD tra gli altri, è espresso in un documento dell’UE del 2021: verrà istituito un centro di addestramento per la cosiddetta guardia costiera libica. Parimenti dovranno essere creati dei meccanismi per forgiare la cooperazione tra Libia, UE e i Paesi limitrofi per la creazione dell’Accademia di addestramento della guardia di frontiera e del Centro libico di coordinamento dei soccorsi marittimi.

Le organizzazioni per i diritti umani definiscono questo approccio “esternalizzazione dei confini esterni dell’UE”, il che significa subappaltare la gestione della protezione dei confini e la gestione migratoria a Paesi terzi. Inoltre la cooperazione con l’Unità libica di coordinamento del soccorso marittimo condurrà a maggiori respingimenti. Ciò significa che Paesi terzi, con il supporto dell’UE, impediranno alle persone in fuga di raggiungere l’Europa. 

“Il supporto fornito dall’UE alla guardia costiera libica in termini di respingimenti e intercettazioni ha portato a violazioni di determinati diritti umani”, ha dichiarato a fine marzo 2023 Chaloka Beyani, membro della missione conoscitiva in Libia del Consiglio dei Diritti Umani dell’ONU, che ha contemporaneamente diffuso il proprio rapporto.

“Non si possono respingere persone in aree che non sono sicure, e le acque libiche non sono sicure per l’imbarco di migranti”, ha continuato Beyani. Ha aggiunto che l’UE e i suoi Stati membri non risultano essere responsabili per crimini di guerra, ma “il supporto fornito ha agevolato e incoraggiato la commissione dei crimini.”

Clima di odio verso i migranti

ICMPD è attiva non solo in Libia, ma anche in Tunisia e, dal 2019, su scala molto più vasta.

In quello stesso anno la Tunisia ha eletto un nuovo presidente, che ora non solo sta spingendo il sistema statale verso la dittatura, ma sta anche creando un clima di odio verso i migranti. Alla fine di febbraio 2023 ha chiesto alle forze di sicurezza tunisine di prendere misure urgenti contro i migranti.

Romdhane Ben Amor, portavoce del Forum tunisino per i diritti economici e sociali, ci dice esattamente di cosa si tratta. “C’è una pressione politica sulla guardia costiera per impedire alla gente di partire, a qualunque costo e a qualunque rischio. È così che è iniziata la violenza e la guardia costiera ne è in gran parte responsabile.”

I rapporti sulle violazioni dei diritti umani da parte della guardia costiera tunisina stanno aumentando. Alarmphone scrive a questo riguardo, dicendo che la guardia costiera tunisina picchia i migranti con i bastoni, chiede denaro per i soccorsi e addirittura ruba i motori delle barche.

E sono queste forze di sicurezza che continuano ad essere supportate e addestrate da ICMPD con il sostegno di UE, Germania, Austria e Danimarca. Di fatto questa cooperazione si sta anche ampliando, come ha ribadito la Commissaria UE Ylva Johansson in un incontro a Tunisi a fine aprile 2023.

Interpellato a riguardo, ICMPD dice di aver appreso delle violenze della guardia costiera tunisina attraverso i media e che quindi non può rilasciare commenti.

Supporto attivo della polizia federale tedesca

Nel 2019 è stata predisposta una documentazione relativa al supporto dell’UE alla guardia costiera tunisina, congiuntamente a ICMPD. Sono state identificate “opzioni preferenziali in linea con la visione nazionale” e “richieste di strumentazione e misure di sviluppo delle competenze”. Dovevano essere forniti droni subacquei, radar e persino un sistema informatico dedicato, il Sistema Integrato per la sorveglianza marittima, o ISMariS.

La Germania si è presentata con i piani per la Tunisia ad un incontro a gennaio 2020 tra la polizia federale e ICMPD. L’obbiettivo: “Rendere la migrazione e la mobilità delle persone ordinata, sicura e regolare.” A tale scopo le guardie costiere degli Stati del Nordafrica devono essere addestrate e rifornite di equipaggiamento. Si stanno costruendo due centri di addestramento in Tunisia a questo scopo, uno nel sud e uno nel nord del Paese. Il centro a nord è finanziato dalla Germania.

I verbali di un incontro a gennaio 2022 mostrano che la Germania continua a fornire supporto: la polizia federale ha fornito alla guardia costiera tunisina 12 motoscafi. Parallelamente, la polizia federale è stata “coinvolta in addestramenti collegati alla SAR (ricerca e soccorso)”. In una email scritta dopo l’incontro, il rappresentante della polizia federale raccomanda nuovamente che la flotta della Tunisia sia ulteriormente ampliata tramite “il sostegno di donatori”. Per i prossimi anni ha proposto “addestramento alla navigazione per imbarcazioni di controllo rapido” e “modernizzazione della flotta navale”.

Non siamo in grado di conoscere nel dettaglio quale sia il programma che ICMPD, polizia federale tedesca e altre autorità degli Stati membri dell’UE utilizzano per addestrare la guardia costiera tunisina. Tuttavia i verbali di diversi incontri forniscono indicazioni sulle aree tematiche. Per esempio le autorità di sicurezza francesi hanno organizzato un “corso di addestramento sulla gestione dei cadaveri in mare.

Interpellata, la polizia federale tedesca ha confermato di supportare la guardia costiera tunisina con “servizi di addestramento, consulenza ed approvvigionamento”. Rispondendo alle critiche sul suo coinvolgimento in Tunisia, la polizia federale ha sottolineato che la Tunisia era descritta come un “porto sicuro” sul sito web dell’UNHCR. Tuttavia questa valutazione non si trova più su quel sito.

Più deportazioni attraverso la diplomazia della migrazione

ICMPD è molto attivo non solo sul continente africano, ma anche lungo la cosiddetta rotta balcanica.

A luglio 2020 si è tenuto a Vienna il “Forum di Salisburgo”, un incontro di 18 Ministri dell’Interno dell’UE, commissari UE, agenzie UE come Frontex e ICMPD. Il risultato è stato, tra altre cose, la creazione della “Piattaforma di cooperazione congiunta sulla migrazione irregolare”, presieduta dall’ex vicedirettore di Frontex Berndt Korner.

Secondo i documenti preparatori, ICMPD ha approfondito il perché una simile piattaforma fosse necessaria durante un incontro di valutazione nel febbraio 2021. “La migrazione economica irregolare” è un problema condiviso, ha detto ICMPD, quindi è necessario creare competenze per “procedure veloci, rimpatri veloci e ripresa del coordinamento sulla chiusura delle frontiere.”

ICMPD non solo darà assistenza sull’addestramento e la creazione di competenze, ha detto, ma aiuterà anche “nell’implementazione di un meccanismo regionale di rimpatri” – cioè di deportazioni. Attraverso “la diplomazia migratoria” ICMPD appoggerà la negoziazione di accordi con Paesi terzi.

Una precedente esperienza nel supportare le deportazioni è stata acquisita da ICMPD in Turchia. Il progetto, con acronimo FRMON, mira a “rafforzare la capacità di condurre operazioni di rimpatrio in Turchia”. La durata andava dal 2021 al 2022, periodo nel quale Human Rights Watch scrisse che le deportazioni dalla Turchia all’Afghanistan erano aumentate del 150%. Molti altri Stati hanno interrotto questa prassi dopo la presa del potere dei talebani.

Più soldi per la gestione della migrazione

Coloro che tentano di entrare in UE attraverso la cosiddetta rotta balcanica occidentale spesso arrivano dalla Bosnia-Erzegovina e vogliono raggiungere la Croazia. Negli ultimi anni giornalisti e attivisti hanno documentato l’uso da parte degli agenti di frontiera croati di bastoni per respingere i migranti, impedendo loro di fare domanda di asilo in un Paese dell’UE.

Gli Stati dei Balcani occidentali, dove molti migranti sono quindi bloccati, rivestono per questo una grande importanza per l’UE. La Bosnia-Erzegovina è una candidata ufficiale per diventare membro dell’UE dal 2022 e perciò deve soddisfare determinate condizioni. A tale scopo in anni precedenti è stato predisposto un fondo cosiddetto Strumento di Assistenza Pre-ingresso (IPA). Parte del denaro va alla gestione della migrazione e della frontiera.

Ciò che questo significa esattamente è rivelato in documenti relativi agli incontri tra ICMPD e le autorità bosniache, che abbiamo ottenuto e pubblicheremo doto attento esame.

In gennaio 2021, poco prima del secondo incontro della piattaforma di coordinamento, Spindelegger telefonò a nome di ICMPD all’allora Ministro della Sicurezza bosniaco Selmo Cikotic. Secondo i verbali, la telefonata avvenne su iniziativa di ICMPD. Siamo in possesso dei documenti preparatori.

ICMPD ha criticato il fatto che i fondi UE “per la gestione migratoria sarebbero stati per la maggior parte indirizzati a bisogni umanitari.” Il 90% dello stanziamento è stato usato per le necessità primarie dei migranti e solo il 10% per “la gestione migratoria”, ha detto. Perciò, secondo ICMPD, “risulta evidente che è necessario aumentare gli sforzi finalizzati a rafforzare le capacità delle autorità preposte alla gestione della migrazione in Bosnia-Erzegovina”. Per una buona “gestione migratoria” ICMPD fornirà equipaggiamento e addestramento, ma anche personale.

Si è anche discusso del campo di Lipa, il cui centro di detenzione era stato oggetto di rapporti diverse volte nelle precedenti settimane. Il Ministro della Sicurezza si è compiaciuto che ICMPD avesse inviato una “proposta di progetto” riguardo a Lipa.  

La Commissione UE aveva pagato 500.000 euro a ICMPD per la costruzione dell’unità di detenzione. Secondo i documenti, l’ordinativo era per “strutture di detenzione temporanea per migranti all’interno del centro di accoglienza con varie finalità di Lipa, in linea con gli standard europei e internazionali”. Interpellato, ICMPD non ha risposto su cosa si intendesse con questo termine. L’unità detentiva sarebbe stata costruita per “supportare le autorità di Bosnia e Erzegovina a sviluppare e implementare la capacità nell’ambito dei rimpatri al fine di contrastare la migrazione irregolare.”

Pubblichiamo il “Piano di Azione” predisposto da ICMPD insieme all’UE.

Solo dialogo

Un altro punto sollevato nella conversazione tra ICMPD e il ministro bosniaco è quello di “facilitare il dialogo della Bosnia-Erzegovina con la Croazia e la Slovenia per quanto riguarda le riammissioni e i respingimenti”. E’ vero che dal 2007 esiste tra Bosnia e Croazia un accordo cosiddetto di “riammissione”. Questo genere di accordi autorizza uno stato a inviare migranti indietro in un altro stato. Ma finora questo accordo non è stato posto in essere, e la Croazia, in quel momento, non era ancora membro della UE.

Il Border Violence Monitoring Network (Network per il Monitoraggio delle Violenze ai Confini) denuncia che i migranti che entrano in Croazia attraverso la Bosnia Erzegovina vengono arrestati, incarcerati e costretti a sottoscrivere un documento in lingua croata in cui dichiarano di accettare di essere rimandati in Bosnia. Sulla base di una conversazione avuta con alcuni rappresentanti del network e di un rapporto di Human Rights Watch, questo è stato reso possibile dalla riproposizione dell’accordo di riammissione – il dialogo che ICMPD voleva promuovere.

Un incerto progetto di card

Anche prima che la Germania aderisse a ICMPD, l’organizzazione era nata con qualcosa di molto speciale per la gestione della migrazione in Germania. Ne facevano parte “Il criminale dal colletto bianco Jan Marsalek, attualmente ricercato in tutto il mondo e il fornitore di servizi finanziari Wirecard, attualmente insolvente … Il loro progetto: una “card digitale del rifugiato”. I richiedenti asilo non avrebbero più ricevuto contanti, e tutti gli aiuti finanziari sarebbero stati pagati in digitale.

Partendo dalla descrizione del progetto, che ora stiamo rendendo pubblico, questa card non dovrebbe servire solo per i pagamenti. “L’utilizzo di alcune funzioni, quali le operazioni di pagamento” dovrebbe essere limitato ad “alcune geografie” e “situazioni di distribuzione”. In modo analogo, la card “potrebbe essere estesa per includere la possibilità di recupero diretto dei dati dell’intestatario con strumenti/terminali della polizia e del governo”.

Secondo i documenti che abbiamo ricevuto in seguito ad una richiesta di accesso agli atti (sulla base della legge sulla libertà di informazione) al Ministero Federale degli Interni tedesco, il progetto non dovrebbe essere limitato alla Baviera. 

Il Segretario di Stato bavarese Joachim Herrmann, in una lettera al Ministro degli Interni Horst  Seehofer, ha scritto nell’ottobre 2020 di aver in programma  di realizzare questo nuovo sistema di pagamento in collaborazione con il Prof. Dr. Spindelegger e ICMPD. Ha detto che potrebbe “servire da modello per iniziative simili in Europa”. Nella sua risposta, Seehofer ha chiamato il progetto “un progetto – faro”.

“Se un politico tedesco avesse proposto l’introduzione di una carta d’identità che sia anche una carta bancaria che tutti i tedeschi usano per pagare i loro acquisti, e che possa successivamente essere letta da tutte le autorità, inclusa la polizia, una cosa sarebbe certa: in poche ore non avrebbe più un lavoro”, questo ha detto Matthias Spielkamp di Algorithm Watch. “Ma il fatto che Seehofer e altri, per costringere le persone in cerca di protezione ad usare questa tessera,  lo indichino come un progetto-faro dimostra con molta chiarezza il loro disprezzo verso i diritti umani di quelli più bisognosi di protezione.

Tuttavia, quello che le email di Herrmann e Seehofer non citano è chi fosse originariamente destinato a svolgere il progetto a fianco di ICMPD. La descrizione del progetto proviene da una email del novembre 2019 preparatoria di un meeting tra i segretari di stato della Baviera e Brandeburgo, un politico della CDU, il capo di ICMPD Michael Spindelegger e Jan Marsalek, all’epoca capo dell’ufficio finanziario di Wirecard. Un’altra email che abbiamo pubblicato dimostra che Marsalek, nel luglio 2019, aveva già avuto una conversazione con una società sull’idea di una card digitale del rifugiato e che aveva contribuito allo sviluppo dell’idea.

Come dimostra il rapporto del comitato investigativo di Wirecard, Marsalek aveva avuto un’idea molto particolare in tema di migranti. Voleva finanziare una forza di guardia di confine composta tra 15.000 e 20.000 “miliziani” già al confine meridionale della Libia per bloccare le persone che tentano di raggiungere l’Europa attraverso la Libia e il Mediterraneo centrale.

Oggi Wirecard è insolvente ed è considerato il più grande scandalo finanziario tedesco. Tuttavia, il progetto di “card digitale del rifugiato” non è completamente sospeso. In Baviera, il quadro giuridico per il progetto è  già stato aggiustato di conseguenza. Una email del Ministro dello Stato al Ministro Federale dell’Interno nel marzo 2021 stabilisce che “un fornitore di servizi di pagamento del settore privato” fornirà le card. Un coinvolgimento delle Ong non è previsto.

In risposta ad un’inchiesta giornalistica, il Ministro degli Interni bavarese ha dichiarato di essere tuttora alla ricerca di una società per metterlo in atto.

Abbiamo fatto numerose richieste di accesso agli atti, inclusa la Commissione Europea, Il Ministero Federale degli Interni e il Ministero Federale degli Esteri tedesco. Stiamo pubblicando tutti i documenti che abbiamo ricevuto, nella loro interezza.

Commissione Europea

Abbiamo richiesto documenti sulle comunicazioni, i contratti e gli incontri con ICMPD

  • ICMPD si è incontrata con rappresentanti della Commissione Europea ogni sei mesi. Qui ci sono i minuti di questi incontri.
  • Qui ci sono i contratti, e anche le comunicazioni sui progetti di ICMPD finanziati dalla Commissione Europea.
  • Ulteriori comunicazioni tra ICMPD e la Commissione Europea sono qui.

Ministero degli Esteri Federale Tedesco

Abbiamo depositato due richieste. In un caso, il Ministero degli Esteri ha rifiutato di consegnare le informazioni; nel secondo, non ha dato risposta.

Stiamo anche pubblicando altri documenti che abbiamo ottenuto in modo autonomo rispetto alle richieste di accesso agli atti. Abbiamo usato diversi metodi per verificare l’autenticità dei documenti: tra le altre cose, abbiamo chiesto a persone coinvolte, abbiamo confrontato le informazioni con i contenuti, e li abbiamo confrontati con altri documenti che erano a nostra disposizione. A parte piccole eccezioni, abbiamo redatto i nostri dati.

Questa ricerca è stata sostenuta da una sovvenzione da parte del “Fondo del Giornalismo Investigativo per l’Europa (IJ4EU)

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Photo credit: ICMPD – CC BY-SA 3.0ICMPD, eigene Bearbeitung