Banca Dati

Corte di giustizia, IV sezione, sentenza del 25 giugno 2020, nella causa C-36/20

Le autorità giurisdizionali che devono pronunciarsi sul trattenimento di un cittadino di un Paese terzo in situazione irregolare possono ricevere una domanda di protezione internazionale e devono informare l’interessato delle modalità concrete di inoltro di una siffatta domanda. Si ringrazia Daniela De Rosai per la segnalazione. Corte di giustizia, sentenza del 25 giugno 2020, nella causa C-36/20  

Corte di Giustizia dell’Unione europea, sentenza dell’11 giugno 2020, C-448/19

Illegittima la normativa che prevede l’espulsione di un cittadino lungosoggiornante senza che sia presa in considerazione la sua condizione nel paese di accoglienza. L’espulsione di un cittadino di un Paese terzo soggiornante di lungo periodo ex art. 12 della direttiva 2003/109/CE non può essere decisa solamente in base alla sola esistenza di condanne penali a suo carico, bensì va considerata ... Leggi tutto

Corte di Giustizia dell’Unione Europea, causa C447-2018, 18 dicembre 2019

Costituisce discriminazione nonché un ostacolo alla libera circolazione dei lavoratori la normativa della Slovacchia che limita ai soli cittadini dello Stato membro interessato il diritto di beneficiare di una prestazione sociale a favore di taluni sportivi di alto livello che, pur essendo esclusa dall'ambito di applicazione del regolamento 882/2004, rientra nella nozione di «vantaggio sociale», ai sensi dell’articolo 7, paragrafo 2, del regolamento n. 492/2011 e deve dunque essere garantita ai lavoratori presenti sul territorio senza distinzioni di cittadinanza.

Corte di giustizia dell’Unione europea, sentenza del 12 dicembre 2019 nella causa C-380/18

L’articolo 6, paragrafo 1, lettera e), del regolamento (UE) 2016/399 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 9 marzo 2016, che istituisce un codice unionale relativo al regime di attraversamento delle frontiere da parte delle persone (codice frontiere Schengen), deve essere interpretato nel senso che esso non osta a una prassi nazionale in forza della quale le autorità competenti possono ... Leggi tutto

Corte di giustizia dell’Unione europea, sentenza del 12 dicembre 2019 nelle cause C-381-382/18

La Corte è competente, ai sensi dell’articolo 267 TFUE, a interpretare l’articolo 6 della direttiva 2003/86/CE del Consiglio, del 22 settembre 2003, relativa al diritto al ricongiungimento familiare, in una situazione nella quale un giudice è chiamato a pronunciarsi su una domanda di ingresso e soggiorno di un cittadino di un paese terzo, familiare di un cittadino dell’Unione che non ... Leggi tutto

Corte di giustizia dell’Unione europea, sentenza del 20 novembre 2019 nella causa C-706/18

La direttiva 2003/86/CE del Consiglio, del 22 settembre 2003, relativa al diritto al ricongiungimento familiare, deve essere interpretata nel senso che osta ad una normativa nazionale in forza della quale, in assenza dell’adozione di una decisione alla scadenza di un termine di sei mesi decorrente dalla data di deposito della domanda di ricongiungimento familiare, le autorità nazionali competenti devono rilasciare ... Leggi tutto

Corte di giustizia dell’Unione europea, sentenza del 12 novembre 2019 nella causa C-233/18

Un richiedente protezione internazionale colpevole di una grave violazione delle regole del centro di accoglienza presso cui si trova o di un comportamento gravemente violento non può essere sanzionato con la revoca delle condizioni materiali di accoglienza relative all’alloggio, al vitto o al vestiario

Corte di Giustizia dell’Unione europea, sentenza del 3 ottobre 2019 nella causa C-302/18

La Corte ha riconosciuto che le risorse economiche necessarie per ottenere un permesso di soggiorno Ue per lungo soggiornanti, non devono necessariamente essere i «risorse proprie» del richiedente, potendo anche trattarsi di risorse messe a disposizione da un terzo purché stabili, regolari e sufficienti. Sentenza della Corte di Giustizia del 3 ottobre 2019, nella causa C-302/18   SENTENZA DELLA CORTE ... Leggi tutto

Corte di giustizia dell’Unione europea, sentenza del 2 ottobre 2019 nella causa C-93/18

L’articolo 7, paragrafo 1, lettera b), della direttiva 2004/38/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2004, relativa al diritto dei cittadini dell’Unione e dei loro familiari di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri, che modifica il regolamento (CEE) n. 1612/68 ed abroga le direttive 64/221/CEE, 68/360/CEE, 72/194/CEE, 73/148/CEE, 75/34/CEE, 75/35/CEE, 90/364/CEE, 90/365/CEE e ... Leggi tutto

Corte di Giustizia dell’Unione Europea, sentenza del 22 gennaio 2019, C-193/17

Costituisce discriminazione diretta fondata sulla religione il diniego – opposto ai soli lavoratori che non appartengono a una delle chiese cristiane per le quali la legge austriaca prevede il venerdi santo come festività religiosa - di un’indennità retributiva per le prestazioni di lavoro svolte in tale giorno. La restrizione del diritto all’indennità ai soli lavoratori che appartengono alle predette chiese e che lavorano in tale giorno non può considerarsi una misura necessaria alla preservazione dei diritti e delle libertà altrui di cui all’art. 2, par. 5 della direttiva n. 2000/78, né una misura specifica volta alla compensazione degli svantaggi correlati alla religione (“azioni positive”) , ai sensi dell’art. 7 par. 1 della stessa direttiva.

Corte di giustizia dell’Unione europea, sentenza del 20 dicembre 2017, C‑442/16

Un cittadino dell’Unione che, dopo oltre un anno, abbia cessato di esercitare un’attività autonoma in un altro Stato membro per mancanza di lavoro causata da ragioni indipendenti dalla sua volontà, mantiene lo status di lavoratore autonomo e, di conseguenza, un diritto di soggiorno in tale Stato membro .

Numero dei documenti:

Tematica

Area d’interesse

Sotto area d’interesse

Provenienza / Organo emanante

Tipologia del documento

Anno

Data

Ricerca libera

Ricerca solo nel titolo

Ricerca solo nel testo

Tags

Ordina la ricerca